Tutti a casa! Tra pochi mesi vedremo il Mondiale degli altri: dopo 60 anni siamo di nuovo fuori
14 Novembre 2017 -- Tutti a casa! Non ci sono alternative, lo scrivo con la serenità che non ho. Tra pochi mesi vedremo il Mondiale degli altri: dopo 60 anni siamo di nuovo fuori. Una vergogna calcistica intollerabile, una macchia indelebile. A casa noi, ma anche chi non ci ha portato in Russia e chi l’ha scelto. Diciassette anni fa Dino Zoff si dimise dopo una finale europea persa al golden goal: non sopportò il giudizio poco lusinghiero di Berlusconi, che non aveva incarichi specifici, e la chiuse lì. Tre anni fa il presidente Abete e Prandelli non ressero al crac brasiliano.
E’ finita. Apocalisse, tragedia, catastrofe. Chiamatela come vi pare, ma per favore evitate i discorsi sul sistema che non funziona: il nostro calcio è in grave crisi ma non è inferiore a quello svedese, né a quello svizzero.
Siamo arrivati a giocarci il posto al Mondiale nelle condizioni più difficili, e nella più completa sfiducia, domandandoci anche allo specchio “usciamo?”, “ce la faremo?”. E’ vero che siamo il Paese dell’emergenza, quello che in qualche modo alla fine se la cava sempre, e proprio la consapevolezza della fine ormai prossima è stata la molla che ha convinto Ventura ad affrontare la sfida all’Ok Corral con una formazione mai nemmeno pensata durante il biennio: Jorginho a fare il simil-Pirlo, Florenzi interno sinistro e Gabbiadini “sottopunta”, come ama dire Marco Giampaolo.
Mi ero ripromesso di cavarmela con poche parole. Ne bastano tre: “Tutti a casa!”, anche se non mi consola, perché siamo retrocessi nella B del calcio mondiale.
A cura di Ivan Zazzaroni
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