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28 Luglio 2012 -- NAPOLI - Dopo la sfuriata sui calendari, ecco il secondo colpo di testa di De Laurentiis. Ancora nei confronti di chi gestisce il calcio in Italia. Una notte per pensare, riflettere, imprecare. «Perché affrontare un viaggio in Oriente nel pieno della preparazione?», «No, il Napoli non andrà in Cina». Giunto nel solito albergo di fronte Castel Dell’Ovo, il presidente del Napoli s’è attaccato al telefono. Ha chiamato Andrea Agnelli, i vertici della Lega, i suoi collaboratori, Mazzarri. Ha fatto di tutto per annullare la trasferta dell’11 agosto a Pechino. E lo ha fatto pur sapendo che i tempi erano ormai strettissimi e sarebbe stato un tentativo estremo. Aereo ed albergo già prenotati. Organizzazione curata nei particolari per sopperire alla diversità del fuso orario e del clima caldo-umido che la comitiva incontrerà da quelle parti. Ma quel telefono è diventato ugualmente rovente per l’intera mattinata. «Mi spiegate a cosa serve andare in Cina a pochi giorni dall’inizio del campionato?», «E cosa rappresenta questa Supercoppa?». La voce sempre pià alta, assillante, colma di ira.
CON AGNELLI - Ad Andrea Agnelli, De Laurentiis ha prospettato anche una soluzione alternativa: contendersi la Supercoppa in due gare, una di andata e l’altra di ritorno, ma in Italia. Indicando anche le date: il 4 ed il 12 agosto, due giorni che si incastravano bene nel programma dei due club. Ma il presidente della Juve si sarebbe mostrato subito perplesso: i bianconeri avevano annullato una tournee per essere presenti in Cina l’11 agosto (o meglio alcuni giorni prima per acclimatarsi). Impossibile tornare indietro. Ma De Laurentiis ha insistito fino alla noia.
IN LEGA - C’è stato poi il contatto con i vertici della Lega a Milano. Il patron del Napoli ha informato Beretta ed i suoi collaboratori dell’intenzione di voler disertare la trasferta in Cina. Spiegandone anche i motivi: «Sottoporremo calciatori ad uno stress pazzesco» . Ha cercato in tutti i modi di convincerli che sarebbe stato preferibile non andare più a Pechino. «Mi dite a quanto ammonta la penale da pagare se salta la partita?». Lì per lì non hanno saputo rispondergli. Ma lo hanno informato che gli organizzatori cinesi avevano già provveduto a saldare la prima tranche del pagamento per l’organizzazione dell’evento per cui era praticamente impossibile disattendere l’impegno.
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Rino Cesarano