14 Aprile 2003 -- Non si è fatta attendere che pochi minuti la replica di Giorgio Corbelli alle accuse rivolte nei suoi confronti da Naldi e dai legali che lo affiancano nella gestione della SSC Napoli.
"Salvatore Naldi crea confusione per non far capire realmente come sta la situazione. In questo momento non sta facendo altro che alzare un polverone".
Questa la reazione dell'imprenditore bresciano che respinge al mittente le accuse avanzate dai legali di Naldi.
"Il contratto di acquisto del Napoli - afferma - prevede dei termini essenziali: e precisa come dovevano essere divisi i 60 miliardi di vecchie lire, ovvero quindici miliardi entro il 30 giugno 2002 e gli altri 45 entro il 30 luglio sempre del 2002".
Insomma, per Corbelli, Naldi è inadempiente e deve pagare i debiti e spiega di essersi rivolto al tribunale proprio per ottenere quanto gli è dovuto.
Il patron di Telemarket rifiuta l'accusa di ricatto, formulata da Naldi e suoi legali: "Se rivolgersi ad un tribunale per avere riconosciute le proprie ragioni è un crimine allora io sono pronto e sereno ad essere processato. I miei avvocati non hanno fatto altri che rivolgersi al tribunale per vedere riconosciuto un mio diritto".
"Secondo me - ha poi aggiunto Corbelli - il vero crimine sta nel non pagare i debiti".
Corbelli, inoltre, nega anche Naldi lo abbia salvato dal fallimento: "Non è vero che mi ha fatto da banca, non so proprio a cosa si riferisse. E' vero, lui ha versato dei soldi ma se uno compra una cosa che costa una cifra e di quella cifra ne versa solo una parte non ha compiuto l'operazione per intero; manca ancora qualcosa".
In conclusione l'imprenditore bresciano ribadisce un dato che è stato faticosamente acquisito nei mesi: Il Napoli è proprietà di Naldi, più precisamente della Saf, "ma le azioni le verranno trasferite solo quando il debito sarà onorato".
"Io per il momento - ha concluso Corbelli - non ho intenzione di vendere ad altri quel 60%. Voglio solo io miei soldi".