26 Dicembre 2010 -- Gennaio è vicino, presto si farà sul serio. Il 28 dicembre gli azzurri tornano a lavorare sodo: il calendario non offre sconti. Anzi, diventa una salita, dura come un tappone di montagna al Giro. C’è l’Inter in trasferta nel giorno della Befana, poi la classica con la Juve al San Paolo, nella domenica che chiude il lungo periodo delle feste. Basta questo uno-due per mettere i brividi. A pensarci, il Napoli è lì che si gioca il primo posto di quel campionato d’inverno che in passato aveva un suo perché. Uno sprint con il Milan favorito, ma anche con Lazio e Juve che sono lì. Una volata che durerà 120 minuti, come ai vecchi tempi. C’è da tornare in forma il più presto possibile, dimenticare Natale, cancellare, meglio bruciare, inevitabili calorie accumulate.
Se lo staff medico ha fatto fin qui miracoli, dovrà farne ancora e di più. A gennaio, chi parte meglio vince. Questo è sicuro. Perché sullo sfondo non c’è solo il titolo d’inverno: in un fazzoletto di 25 giorni si gioca a ritmo di un match ogni quattro. Di sabato 15 gennaio Napoli-Fiorentina, di martedì sera la prima di coppa Italia con il Bologna, solo tre giorni dopo. Ancora, il Bari in trasferta e la Samp al San Paolo nelle domeniche seguenti. Ecco, proprio lo stadio di Fuorigrotta diventa protagonista assoluto: quattro partite di cui tre di sera. Se la legge del San Paolo continuerà a funzionare anche nel primo mese del 2011 ci sarà da divertirsi.
In questo gennaio sprint e tutto in salita, il Napoli può esaltarsi. Motivazioni la squadra di Mazzarri ne troverà tantissime: una su tutte, la sfida con la Juve, il club che gli azzurri vogliono battere, più di ogni altra squadra, sempre e comunque. E poi c’è Quagliarella come avversario. Il duello con Cavani (10-9 la sfida del gol in favore del Matador) sarà il piatto forte della sera al San Paolo. Sì, perché con la Juve si gioca di sera, come contro l’Inter e in Coppa col Bologna. Cavani-Quagliarella oltre i fischi, naturalmente. Quelli saranno tanti, senza soste, tutti per l’ex napoletano.
M. Lobasso