08 Dicembre 2009 -- "Ogni tanto nel mucchio dolente dei vittimisti e dei femminielli(sportivamente parlando)che affogano le frustrazioni nelle lacrime, salta su uno a dire che Calciopoli è cominciata con Moggi e non è ancora finita, e che bisogna incitare la magistratura a darci dentro col giustizialismo a un euro al chilo.

L’ultimo in ordine di tempo, e indisordine di mente, è stato De Laurentiis, cinematografaro e presidente del Napoli. La scorsa settimana si è convertito alla teoria del piagnisteo e da neofita, accompagnandosi al mandolino,ha cantato la tarantella antiarbitrale e ha rotto i timpani ai connazionali con una serie di fragorosi singhiozzi.

Argomenti seri, zero. Ma come una prefica, don Aurelio ha urlato il proprio dolore provocato da cinque punti che mancherebbero alla classifica della sua squadra a causa di errori commessi - ovviamente in malafede - dai cosiddetti direttori di gara,più corretti che asini, di sicuro nordisti e comunque nemici del Mezzogiorno.Insomma le solite menate sui ricchi raccomandati e sui poveri sfruculiati o addirittura sfruttati.

A dimostrazione che De Laurentiis ha visto troppi film gialli e che confonde le sceneggiature con le sceneggiate, puntualmente ieri è stato smentito dalla realtà. E la realtà è che il Napoli ha battuto in casa il Bari non per la bravura dei giocatori,ma grazie a san Gennaro intervenuto dal cielo rendendo orbo il signor arbitro. Il quale,mentre i galletti alzavano la cresta e mettevano sotto gli avversari ben due volte (uno a zero,uno pari, due a uno) ha deciso di espellere Parisi, somma di ammonizioni, e Ranocchia per un fallo sanzionato direttamente col rosso che al massimo meritava un giallo.

Con due sgallettati fuori dal campo, il Bari ha così dovuto cedere ilpasso ai ragazzi del gongolante e non più piangente De Laurentiis.Cui pertanto assegniamo senza indugio il premio bamba sperando che, nel rispetto del comunesenso del pudore,non osi più indossare i panni del perseguitato. Calciopoli non c’entra e, se c’entrasse, qualcuno magari avrebbe una cosa da dire anche su di lui. The end".

da IL GIORNALE di Vittorio Feltri