15 Ottobre 2009 -- Gli uomini sull’orlo d’una crisi di nervi, a un certo punto, s’alzarono e si misero a camminare: miracolo! Tunnel interminabili, nei quali non filtrava un filo di luce: però, a un certo punto, s’accese la lampada e fu un’altra vita. Ricominciare, certo, avendo alle spalle gli esempi viventi di Cassano e di Pazzini, della Reggina già sommersa, ritenuta defunta con un meno quindici poi alleggerito in meno dieci, ripassando a memoria le tabelline delle reti fatte e anche di quelle subite e scoprire l’anima del Napoli che verrà. Si scrive Mazzarri, si legge gol a raffica, e tra le pieghe della statistica emerge la filosofia d’un allenatore abituato a far correre le proprie squadre in avanti, spingelo all’attacco, cercando di cogliere l’essenza del calcio, per esaltarne la passione.
La storia la fanno gli uomini e il Mazzarri della serie A l’ha scritta rivoltando se stesso, attraverso un percorso evolutivo narrato dagli almanacchi e sottolineato da quelle cifre che parlano da sole, che inducono Quagliarella a credere nel bis dell’anno scorso ( 13 autografi con l’Udinese), che stuzzicano Lavezzi e gli lasciano ( finalmente) intravedere la doppia cifra ( otto centri nella prima stagione, sette nella stagione, e il sogno mai accarezzato delle dieci), che ispirano Hamsik già a quota cinque ma deciso a superare il tetto delle nove, toccate due volte in azzurro.
I CALCOLI - All’inizio, la natura sembra sparagnina: invece c’è calcolo, meditazione e la necessità di adeguarsi all’organico e di lavorarlo. La prima Reggina segna quel che basta per salvarsi: trentasei volte nella prima stagione, trentanove nella seconda, ben lontana dal tourbillon livornese della stagione precedenti di Mazzarri ( Lucarelli e Protti, cinquantasei reti in due) però in linea con i programmi calabresi che chiedono di salvaguardare la serie A.
I GEMELLI - Della serie e segnano sempre loro, ecco a voi Rolando Bianchi e Nicola Amoruso, gemelli del gol d’una impresa senza precedenti, d’una salvezza che ha un valore epico, perché conquistata partendo dal burrone della penalizzazione a meno quindici, poi ridotta a meno dieci. Una scalata impetuosa d’una provinciale che riesce a segnare cinquantadue gol, ponendosi come ottava forza offensiva del campionato, sfidando chiunque a viso aperto.
MIETT’ A CASSAN - Il tormentone di oggi, Cassano sì- Cassano no in Nazionale, nasce dalle ceneri del bell’Antonio che fu, un talento perdutosi tra Roma e Madrid e rilanciatosi con tutto il suo genio e senza più la sregolatezza nella Samp di Mazzarri, che prescinde dalla fisicità e va avanti con due bassotti con il fiuto del gol: il barese ne fa dieci, Bellucci ne fa dodici, i blucerchiati complessivamente ne fanno cinquantasei, il quinto attacco della serie A.
COSE DA PAZZINI - Il Pazzo che approda a Bogliasco è viola di rabbia, reduce da un tonfo personale con la Fiorentina, scavalcato da Gilardino che lo emargina a spallate, segnando a raffica. L’aria salubre della Genova blucerchiata lo rigenera e la cura Mazzarri produce effetti specialissimi: undici gol in diciotto partite, una resurrezione da brividi che lo spedisce dritto da Lippi. E sei gol per Delvecchio, mediano incursore, e quota cinquanta stavolta soltanto sfiorata, fermandosi a quarantanove.
I PRINCIPI AZZURRI - Mazzarri eredita un Napoli che segna con i soliti noti ( Hamsik, Quagliarella e Lavezzi), nove gol divisi non equamente per tre ( cinque lo slovacco, due a testa lo stabiese e l’argentino) e che per rimettersi in riga con le ambizioni ha bisogno di vedere la porta. C’è chi sa come si fa, vero Mazzarri?
Antonio Giordano
C.d.S.