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Il Napoli di Acquafresca
L’attaccante del Cagliari nel mirino. E con lui Cigarini e Cristian Ledesma

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14 Maggio 2009 -- Un anno, due storie e una squadra da raccontare: sei mesi a strappare applausi e quattro, invece, strappandosi le vesti di dosso; qual è il vero Napoli? Oggi è già domani, ma ieri non è poi così lontano e quel che resta del semestre azzurro è una squadra da ritoccare, non da rifondare. Un difensore, un centrocampista e un attaccante per cominciare; poi, magari, un esterno e un altro interditore per continuare ad arricchire quella rosa arrivata sin sull’uscio dell’Europa, capace d’issarsi appena a dicembre alle spalle di special one, vecchie signore e ( mai poveri) diavoli: il Napoli che verrà è in fase di gestazione, ma il Napoli che resterà è scolpito nella testa e nei taccuini di De Laurentiis, Marino e Donadoni, già allertati a squarciare nuovi orizzonti, sempre decisi a non stracciare l’idea che fu.

Portieri - Navarro s’è preso il Napoli a colpi di reni e ora che la diffidenza popolare è un nemico sopraffatto, le ombre agitate intorno all’area di rigore cominciano a svanire: il futuro è tra le mani del ventiquattrenne argentino, che del pomeriggio del Marassi doriano l’unica, autentica disavventura capitata - è uscito come un kamikaze, opponendo alle critiche una solidità nervosa e una padronanza del ruolo assai rassicuranti. Il progetto ad ampio respiro guarda oltre il proprio naso, ma lancia occhiate pure dentro il proprio giardino, nel quale resta riservato un posto in prima fila per Gennaro Iezzo, contratto in scadenza nel 2010, ma baluardo d’una continuità alla quale il Napoli intende dar senso.

Difesa - Da destra a sinistra: Santacroce, Cannavaro, Contini; o anche, Cannavaro, Rinaudo, Contini; o ancora: Cannavaro, Contini, Aronica. Là dietro, si ricomincia da tre, ripartendo dallo zoccolo duro d’una retroguardia che a Donadoni piace e nella quale verrà inserito uno e un solo elemento, di spessore, d’esperienza, strutturato come un corazziere e munito di sufficiente autorevolezza.

Centrocampo - I tre rinforzi che dovranno cambiare il Napoli arriveranno nel bel mezzo del campo, là dove sorge il gioco proprio, dove si inaridisce quello altrui. Primo colpo: Walter Gargano, già intravisto a Castelvolturno in maglietta e pantaloncini dopo l’intervento, cursore geometrico in grado di proporsi da mediano o come alternativa al regista. Secondo acquisto: Cristian Maggio, che a luglio tornerà ad essere calciatore senza stampelle. Gargano e Maggio, il vecchio Napoli che avanza: e con loro, inavvicinabili, l’Hamsik terribile dei primi diciotto mesi partenopei, il Datolo emerso tra la mezz’ora finale di Siena e l’ora iniziale di Lecce, il Bogliacino tuttologo, un Mannini buono per le due fasce, un Blasi milleusi. E poi, il fosforo: da rastrellare in Luca Cigarini o grazie a Cristian Ledesma, ormai un filino avanti a Daniele Conti, sequestrato da Cellino. L’eventuale necessità di muscoli potrebbe condurre al torinista Dze-maili.

Attacco - Lavezzi è al di fuori dalla visuale del mondo: Napoli è il suo universo, il centro di gravità permanente d’una unione solida, romantica, come ribadito al procuratore del pocho, Mazzoni, annunciato ieri a Milano. L’unica casella vuota, resterà lì in attesa di Robert Acquafresca, prima scelta offensiva organica al progetto, antagonista di German Gustavo Denis, che nella sua prima apparizione partenopea s’è gratificato di dieci reti, nonostante le difficoltà vissute passando direttamente dall’ultima stagione del torneo argentino al primo giorno di precam¬pionato italiano. Il Pià citato da Donadoni come esempio ha sistemato un’opzione come quinta punta. Del passato v’è certezza.
Antonio Giordano
C.d. S.