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01 Aprile 2009 -- E fu colpo di fulmine: « L’uomo mi colpì subito » . Gli occhi negli occhi, per scrutarsi, parlarsi, capirsi, magari decifrarsi: Aurelio De Laurentiis di qua e Roberto Donadoni di là, un caffè, racconti di vita vissuta e un appuntamento a futura memoria. C’era ancora Reja, fortissimamente Reja, però la zia aveva spinto il nipote-presidente a scambiare due chiacchiere con quel galantuomo che abitava nel suo stesso palazzo: « Mi bastò incontrarlo per rendermi conto di avere di fronte una persona ricca di qualità e di personalità » . Il 9 marzo del 2009 era ben al di là da venire e nulla lasciava presagire turbolenze: Donadoni era appena divenuto un ex Ct, il Napoli galleggiava nell’euforia più assoluta, l’Europa stava per riaccogliere una stella del firmamento calcistico internazionale e l’intermezzo divenne materiale per l’archivio mnemonico: « Infatti: non mi sono sbagliato». Venti giorni di Roberto Donadoni per conferirgli un ampio mandato, per affidargli a scatola praticamente chiusa un altro lustro di Napoli e del Napoli, per destinarlo verso un’altra legislatura, per consegnargli una squadra e trasformarla in gioia, divertimento, possibilmente in un sogno da accarezzare senza stancarsi mai: «Oggi più di ieri, sono convinto di aver scelto l’uomo giusto per il prossimo quinquennio » .
Reggina- Napoli, Napoli- Milan: centottanta minuti e due pareggi per blindare un uomo e farne il paladino d’un progetto tecnico. Appena tre ore di calcio attivo e qualche vigilia appassionante di divagazioni sul tema, per lanciare il pallone e corrergli indietro abbracciandosi a Donadoni, alla sua serafica applicazione, con quel suo curriculum da mille e una notte, con la sua didattica e la voglia matta di applicarla nel tempo, dopo aver attentamente scandagliato il gruppo e capito: « Sono rimasto colpito dalle sue qualità umani, e poi è equilibrato e trasmette serenità».
L’altra faccia di Edy Reja: due promozioni consecutive, l’escalation dalla serie C alla serie A e una stima popolare emersa fragorosamente nel momento del distacco è in quell’erede dai riccioli sale e pepe, un elevato tasso di riservatezza e la stessa, identica capacità di assorbire la Napoli ribollente che ruota intorno, mostrandosi impermeabile, anzi ignifugo, sempre incline al basso profilo, mai al di sopra delle righe, dribblate sistematicamente e con la classe che ne ha caratterizzato una carriera da autentico talento.
Ciak - All’inizio - il 9 marzo scorso furono due anni e tre mesi di contratto: un piano d’intervento ragionevolmente massiccio, una linea programmatica tratteggiata con Pierpaolo Marino per dar continuità all’idea, per intervenire sulla crisi in piena maturazione, però anche un ponte da lanciare verso il futuro per non perderlo di vista, per non disperdere il patrimonio lasciato da Reja. « Ed io sono adesso pienamente convinto di aver trovato l’allenatore ideale, per guidare il Napoli nei prossimi cinque anni » . L’idillio di Aurelio De Laurentiis è un’investitura in piena regola che scava in un rapporto felice esploso a presa rapida e caratterizzato da un’unità di vedute ch’è sembrata immediatamente empatia: venti giorni standosene gomito a gomito, due gare attraversate l’uno al fianco all’altro e un accordo che pare fusione: «Io sarò a Genova e pure a Marassi vedrò la partita dalla panchina » . La terza domenica del governo Donadoni.
Antonio Giordano
C.d.S.