05 Febbraio 2003 -- Il problema è quello ormai noto: le cifre iperboliche che le società di serie A e B hanno speso per comprare negli scorsi anni alcuni calciatori (quasi sempre fittizie) sono diventate insostenibili e non più in linea con le quotazioni di mercato.
Negli ultimi anni, infatti, si è andata consolidando una tecnica di compravendita che ha indebitamente gonfiato i bilanci: si vendevano (e soprattutto scambiavano) calciatori a cifre maggiorate per poter registrare delle "plusvalenze" negli esercizi finanziari.
In pratica un calciatore comprato con una spesa modica veniva scambiato con un altra squadra (in toto oppure in comproprietà) con un giocatore di analogo valore ad una quotazione "virtuale" spropositatamente superiore a quella reale.
Solo a titolo di esempio, si può richiamare lo scambio tra Roma e Napoli delle comproprietà di Malafronte e Quadrini, entrambe valutate vari milioni di euro. Le due società con questa operazione hanno potuto scrivere a bilancio un dato in attivo (un calciatore costato poco o nulla, veniva 'virtualmente' venduto ad una cifra considerevole).
Questa mirabile prassi finanziaria, aveva però il bruttissimo difetto di non essere reale e soprattutto di innescare un meccanismo perverso: le società si sono ritrovate ad essere piene di calciatori il cui valore è sproporzionatamente superiore a quello reale.
Una cessione ad una cifra inferiore comporta una "minusvalenza" e quindi complica maledettamente la gestione di bilancio.
Il gioco, però, è arrivato a superare la soglia del non-ritorno e le società rischiano di trovarsi con bilanci fallimentari.
Per evitare il tracollo, la maggioranza di centrodestra ha pensato di inserire in un provvedimento fiscale una norma che consente di svalutare il valore dei calciatori a rate, in 10 anni.
Per andare sul concreto, si può fare riferimento all'esempio di Husain: il Napoli va verso la rescissione del contratto a costo zero. In tal caso registrerebbe una 'minusvalenza' pari al costo del cartellino del calciatore (pagato all'incirca 12mila euro). Secondo la norma proposta, questa negatività finanziaria non andrebbe iscritta a bilancio tutta insieme, ma spalmata su un periodo di 10 anni.
La proposta è difesa da Carraro come una norma volta a fare chiarezza nei bilanci, per riportarli ad una dimensione reale e far cessare anche l'effetto domino che il costo smisurato dei cartellini ha generato.
Dall'opposizione, però, giungono voci di profondo dissenso ed il provvedimento è stato momentaneamente accantonato.
Resta il fatto, però, che il pallone sta veramente per scoppiare.