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18 Febbraio 2009 -- Tra il Napoli e il tifo c’è uno strappo. Di sicuro domenica alle tre tornerà tutto come prima e come sempre, ma intanto l’ultima delusione, la classifica che non brilla più e la fatica che fa la squadra a rimediare punti hanno fatto calare il gelo sugli azzurri. Infatti, contrariamente al solito, non c’è un tifoso ad accogliere il Napoli a Castelvolturno nel giorno della ripresa degli allenamenti, che coincide anche con quello dell’inizio del lungo ritiro. In clausura e muto, il Napoli. E da stamane anche blindato. Blindatissimo. Allenamenti a porte chiuse, infatti. Squadra inavvicinabile. Sottratta anche gli sguardi. Era capitato (ma solo per due giorni) già prima della gara col Bologna e si replica adesso. «Vogliamo che la concentrazione sul lavoro sia totale», spiega il club. Ma c’è anche un’altra verità: il Napoli non vuole «spifferi». Non vuole - o non vorrebbe - far sapere al Genoa come prepara la partita. «Sì, non vogliamo dare alcun vantaggio all’avversario», ammette. Soli, in silenzio, persino «nascosti» sino al prossimo match, dunque, gli azzurri che di qui a domenica si divideranno tra gli allenamenti e - nel tempo «libero» - la compagnia di libri, computer e televisione. E poi confronti e ancora confronti per rileggere la crisi e individuare la strada giusta per uscirne.
Un sentiero già percorso, è vero, ma obbligato anche stavolta. Ieri il primo faccia a faccia. Allenatore e squadra nel chiuso dello spogliatoio per poco meno di mezz’ora. Rivisitati, ma in breve, gli errori commessi col Bologna e comunicato il programma di lavoro della settimana. Poi tutti sul prato, ma senza la spensieratezza e l’allegria che ha accompagnato tanti allenamenti. Severa, rigida, persino gelida la «temperatura» interna al gruppo e tiratissimo il volto di Reja, che sta vivendo il suo peggior momento da quando siede sulla panchina azzurra. Napoli muto anche in allenamento, insomma. Silenzio persino durante la partitina per migliorare la fase di possesso del pallone. Poi, così come erano arrivati, alla spicciolata e senza mai cedere a un sorriso, il rientro nello spogliatoio.
Aria pesante, insomma. Il ritiro seppure volontario o mezzo volontario, non piace a nessuno. «Un male necessario», sibila qualcuno. «Ci farà bene», sussurra qualche altro. Poi c’è chi fa spallucce e tira avanti, infilando xol suo bagaglio la stradina che porta all’albergo, quartier generale azzurro di qui all’appuntamento coi rossoblù. Unici assenti ieri sul prato di Castelvoltirno, Iezzo (che ha lavorato un po’ in palestra e poi è andato via), Gianello e Zalayeta. Tutti e tre infortunati, con l’uruguaiano che ha cominciato nella capitale le terapie prescrittegli dal professor Mariani, il chirurgo che undici mesi fa l’operò al ginocchio. L’attaccante (che il Napoli ha in compartecipazione con la Juve), afflitto da un’infiammazione ai tendini che gli ha provocato anche una riduzione del tono muscolare della gamba finita sotto i ferri a marzo scorso, lavorerà da solo per due settimane prima di tornare agli ordini di Reja. E solo allora sarà possibile indicare con certezza una data per il suo rientro in squadra. Comunque, tempo previsto almeno un mese.
F. Marolda
Il Mattino