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16 Febbraio 2009 -- Non è mai stato amato a Napoli. Anche quando la sua squadra ha espresso un bel gioco e ha fatto risultati, come nel girone di andata di questo campionato, c’è stato qualcuno che ha trovato il modo, talvolta originale, di lanciare accuse contro Reja. Lui che è un saggio, un ottimo incassatore, ha sempre sorriso: «L’importante è che il Napoli giochi bene, che vinca... Dalla C1 alla B, dalla B in A sino ad arrivare a centrare l’Europa: il tutto l’ha ottenuto il mio Napoli. Dunque, parlino pure. E poi, mi è stato riferito, che a Napoli criticarono anche Lippi...». Reja sta vivendo il periodo più brutto da quando è alla guida degli azzurri, considerando anche che il mese di febbraio è il più negativo per le sue squadre. Da gennaio del 2005, da quando subentrò a Ventura ad oggi, mai il suo Napoli aveva ottenuto due punti in sei gare. Nella classifica del girone di ritorno peggio del Napoli ha fatto solo la Lazio con un punto. Due pareggi in sei gare: questi i risultati che hanno fatto precipitare gli azzurri. Napoli decimo, lontano dalla zona-Uefa. Al di là dei dati aritmetici, che costituiscono il primo capo d’accusa, va registrata un’involuzione tattica (manovre spesso prevedibili) e psicologica della squadra.
Come si esce dalla crisi? «Quando entri in un tunnel del genere, non è semplice uscirne...», aveva detto Reja alla vigilia di Napoli-Bologna. Il match di sabato notte l’ha confermato. Il Napoli non ne è uscito e non si sa come ne uscirà. Lui, però, da vecchio friulano, non demorde. Magari, come in precedenti periodi difficili, quando ci sarà da rispondere a domande delicate, farà qualche colpo di tosse in più per prendere un po’ di tempo. Da uomo di mare è abituato alla bonaccia, ma anche ai momenti di tempesta. Reja sta utilizzando i due giorni di riposo concessi alla squadra prima del lungo ritiro per caricare le batterie, per individuare i rimedi anti-crisi, per indicare ai suoi ragazzi il sistema per scrollarsi di dosso paure e apprensioni.
«La crisi finirà presto. Posso garantirlo - ha detto -. Come ne usciremo? Lavorando di più, applicandoci maggiormente durante gli allenamenti, provando nuove soluzioni di gioco, ma soprattutto facendo più attenzione in fase difensiva, calciando molto di più in porta, correndo meglio, ritrovando quella brillantezza e quel modo di giocare sbarazzino che avevamo in avvio di torneo. Siamo passati da un calcio allegro ad un calcio timoroso.
I fischi del San Paolo? I tifosi ci hanno sempre incoraggiati e spinti, adesso spetta a noi trascinarli, spetta a noi far sì che esprimano di nuovo il loro amore con cori e non più con i fischi. Quando la gente fischia il Napoli, non lo fa per odio, ma per troppo amore». Da domani, Reja valuterà le condizioni di Hamsik (spera di poterlo impiegare) e il modo di utilizzare Datolo, inizierà a pensare all’impiego di Blasi al posto di un inconsistente Pazienza e al rispolvero di Santacroce con Cannavaro centrale.
Vittorio Raio
Il Mattino