Processo estorsioni Il Napoli si costituirà parte civile nel processo contro gli ultras arrestati.
17 Settembre 2008 -- Questa mattina - salvo rinvii per eventuali difetti di notifica - la società di De Laurentiis è indicata come parte offesa del tifo violento. Gup Alabiso, il club napoletano punta a costituirsi parte civile contro sei capi di storiche sigle ultrà. Un asso da calare nella delicata partita con la giustizia sportiva e la magistratura penale. La società azzurra vuole ufficializzare la decisione di costituirsi parte civile al cospetto dei due capi ultrà Alberto Mattera e Vincenzo Busiello (e di altri quattro imputati) accusati a vario titolo di aver provato a taglieggiare il Napoli con pressioni e intimidazioni.
Una mossa che punta a rimarcare il solco che separa il club partenopeo dalla componente violenta del tifo del San Paolo. Sei gli imputati, il Comune di Napoli e il direttore generale Marino indicati tra le parti offese, al termine delle inchieste del pm Antonello Ardituro e della Digos del vicequestore Antonio Sbordone. Dinanzi al gup, i nomi di due capi di «Ultras 72», la sigla del tifo organizzato della curva B, vale a dire Busiello, 43 anni, e Mattera, 46. Gli altri imputati sono Salvatore Piccirillo, 43, e Francesco Ruggiero, 62, responsabili del gruppo «Blue Tiger» collocato nel settore dei distinti, e Vittorio Puglisi, 21. Nei loro confronti accuse gravissime, che vanno dall’associazione per delinquere all’estorsione tentata e consumata, dalla violazione della legge sulle armi all’incendio e al danneggiamento. Accuse che il gip Luigi Giordano ha ritenuto sufficienti a giustificare la custodia cautelare in carcere.
Le indagini si sono snodate attraverso una serie di episodi: a cominciare dalla partita Napoli-Frosinone del 2 dicembre 2006, quando dal settore distinti vennero fatti esplodere 13 petardi che determinarono la sanzione del giudice sportivo di giocare a porte chiuse e in campo neutro il successivo match casalingo degli azzurri (quello con il Mantova, disputato a Perugia). Dietro quell’episodio c’era una strategia: il cui movente - suffragato da numerose intercettazioni telefoniche - era intimidire i dirigenti del Napoli che avevano sospeso la fornitura di 100 biglietti elargiti appunto al gruppo dei «Blue Tiger» dopo che il suo presidente Ruggiero era finito in manette per traffico di droga. Il lavoro sporco in quell’occasione venne affidato, secondo l’accusa, a Vittorio Puglisi, che scavalcò il settore divisorio tra curva e distinti per lanciare i micidiali «cobra», candelotti dinamitardi che determinarono una corale reazione di dissenso tra i tifosi napoletani (circostanza questa che evitò una sanzione più dura del giudice sportivo). Uno scenario in cui sarebbero state registrate minacce e intimidazioni a carico dei vertici societari, tra cui lo stesso dg Marino.
A cura di Leandro del Gaudio (ilMattino).
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