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05 Agosto 2008 -- Certezze, dubbi, pure preoccupazioni. Il Napoli che da un mese sgobba in campo, il Napoli che intanto ha cominciato a far strada anche in Europa riflette su stesso. Lo fa di sicuro Reja. Dietro i sorrisi e i silenzi dell’allenatore la storia di questo Napoli che cresce, guarda avanti, cerca confini nuovi. Ma qual è il primo bilancio - seppure attendibile sino a un certo punto - di questa squadra a metà via tra l’inizio del ritiro e il campionato e alla vigilia del secondo appuntamento per l’Uefa? Cose che vanno e cose che non vanno. Com’è logico che sia in una squadra che va ancora completata. O solo «limata», come dice il direttore generale. E allora, eccole qua le certezze e le preoccupazioni. I pregi ed i difetti d’oggi. Di che cosa può essere già soddisfatto Reja? Almeno di tre cose: di Christian Maggio, del carattere del gruppo, di quella continuità tattica che diventa forza della squadra nei momenti complicati. Christian Maggio, dunque. Con tutto il rispetto per Denis e il resto della compagnia, lui è il vero colpo del mercato azzurro. L’uomo giusto al posto giusto. Il passo lungo sulla fascia e il valore aggiunto del saper fare gol. Una certezza su quel lato che pure il Napoli aveva provato a rafforzare con Mannini.
Reja guarda Maggio e si rassicura. Cancellato un antico limite del Napoli. Seconda certezza: il carattere. Meglio: la personalità che questo gruppo sa portare in campo. Una virtù che rappresenta bene Blasi, esempio di guerriero per vecchi e nuovi azzurri. Una eredità che il nuovo Napoli ha raccolto e che già gli è servita in Grecia, contro quel Panionios presentatosi, lui, con l’aria del guerriero. Terza certezza: la continuità. Tecnica e tattica. Anche stavolta, pur avendo a disposizione qualche alternativa in più, infatti, Reja non tradirà il suo 3-5-2. Non lo tradirà perché ormai il Napoli manda a memoria il suo disegno, perché è costruito per giocare in questo modo, perché in un certo senso proprio questo modulo, con Hamsik gran protagonista, è diventato lo scrigno dei successi azzurri. Avanti sicuri sulla vecchia strada, insomma. E le preoccupazioni? Ci sono pure quelle. La prima, quella più evidente, riguarda la fascia di sinistra.
Ci potrebbe rigiocare Savini ma ha chiesto d’andar via; ci potrebbe giocare Domizzi, ma anche lui è già lontano dall’azzurro; potrebbe adattarsi Mannini, ma ha caratteristiche troppo d’attaccante e per giunta è in attesa di giudizio; potrebbe infine aver via libera Vitale, dalla cui giovinezza e inesperienza, però, il Napoli non potrebbe pretendere un campionato intero. E poi, Vitale nato esterno d’attacco ancora non offre suifficienti garanzie in fase di difesa. Insomma: quattro nomi per ritrovarsi poi senza nessuno o quasi. Ecco perché la «limatura» della squadra deve necessariamente partire da sinistra. Preoccupazione numero due. Porta il nome di Gargano. Dinamico, rapido, gran mariuolo di palloni, però tatticamente indisciplinato. È spesso il tormento di Reja, l’uruguaiano che sbaglia troppi appoggi e soprattutto lascia agli avversari dalle due alle quattro ripartenze a gara. Centrali. Quindi ancor più pericolose. L’attacco, infine. Ma qui i pensieri sono destinati a durar poco. Sino al ritorno di Lavezzi e al recupero completo di Pantera Zalayeta. Intanto, però, aspettando i gol di Denis, il Napoli là avanti è in sofferenza.
A cura di Francesco Marolda (ilMattino).