01 Gennaio 2008 -- Il brindisi in famiglia. Camino acceso e spumante buono come sanno fare sulle sponde dell’Isonzo. Qui Edy Reja saluterà un 2007 straordinario e qui prometterà a se stesso di stupire tutti anche nell’anno che comincia. E allora, come vanno questi giorni senza calcio? «Ho provato a non pensarci, ma non ci riesco. Gira e rigira c’è sempre qualcosa o qualcuno che ti riporta al Napoli ed al campionato». Che fa, si lamenta? «No. Di tutto potrei lamentarmi ma non del pallone. Comunque, qualche giorno di riposo ci voleva. E ho trovato nel freddo un alleato. Con questa scusa riduco al minimo le uscite. Giusto quelle necessarie».
Che cosa dirà stasera all’anno che va via. «Che mi resterà nel cuore e nella mente. È l’anno della promozione in A. Una soddisfazione grande. Una scommessa vinta anche con me stesso». De Laurentiis le ha assegnato l’Oscar del 2007. «L’ho ringraziato. Un riconoscimento simbolico che però va condiviso. Quello che il Napoli è riuscito a fare non sarebbe stato possibile senza l’apporto e l’impegno di tutti: dal presidente a Marino, dalla squadra a tutti quanti collaborano dentro e fuori dello spogliatoio». Non dimentica nessuno? «No, non dimentico la città, il pubblico. Ho girato molto nella mia carriera ma una cosa è vera: fare calcio a Napoli offre sensazioni assai particolari. È coinvolgente. Non esagero se dico che spesso mi sento anch’io napoletano».
De Laurentiis qualche giorno fa praticamente l’ha riconfermata. Quindi, al Napoli anche nella prossima stagione? «Le parole di De Laurentiis le ho gradite molto. Fosse per me resterei al Napoli non uno, ma due, tre, cinque anni ancora. Chiuderei in azzurro la carriera, insomma». Però? «Però, magari anche per scaramanzia, per discutere di questo aspetto sempre che finisca il campionato». Torniano al 2007. «Un anno straordinario. Una squadra straordinaria. È passata dalla C alla B senza eccessive sofferenze e ora si sta dimostrando subito anche all’altezza della A». E guardando avanti? «Dobbiamo essere soddisfatti di come sta andando il campionato. Certo, a volte paghiamo certe inesperienze, ma è bello vedere il Napoli già tra le grandi del pallone». E a giugno del 2008 il Napoli dove se lo aspetta? «Il più in alto possibile. Vuol sapere se in Europa oppure no? Bene, diciamo che l’Europa quest’anno non è un obbligo. L’obbligo sarà provarci se tra marzo e aprile saremo riusciti a mantenere in classifica la nostra attuale posizione».
Parliamo di mercato? «Non ci penso proprio. Il gruppo che ho merita rispetto». Però c’è chi è scontento. «Capitava anche a me quando non trovavo posto in squadra. Ma fare l’allenatore vuol dire ragionare, scegliere, decidere nell’interesse della squadra e non del singolo». Non chiede nulla al mercato che sta per cominciare. «Tutto si può migliorare, ma oggi preferisco parlare del magnifico rendimento di quelli che ci sono. Molti li conoscevamo già, altri per il calcio italiano sono stati una scoperta». Pensa ai nuovi stranieri? «A Lavezzi, a Gargano, ma anche a Zalayeta, ad Hamsik, a Bogliacino pure lui esordiente in A. E poi a Blasi che fa sentire il peso della sua esperienza. A Cannavaro, a Domizzi, a Contini, a Cupi. A tutti. Perchè non nominarli tutti sarebbe fare loro un grande torto».
Se proprio dovesse chiedere al 2008 un giocatore nuovo? «Il club ha un suo progetto: puntare su giovani di talento e andare avanti. Io, ovviamente, condivido questa scelta». Ma, all’occorrenza, un sostituto di Lavezzi e un esterno d’attacco non sarebbero utili già adesso? «Tutto è migliorabile, l’ho detto, ma il Napoli mi piace già com’è. E poi, del mercato si occupa Marino». Comincia un nuovo anno, qual è il desiderio di Edy Reja? «Che dentro e fuori degli stadi non ci sia più violenza. E che, a cominciare da domani, ognuno di noi s’impegni di più affinché questo accada».
A cura di Francesco Marolda
Fonte: ilMattino