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Anno nuovo nel segno di Sosa
La squalifica di Zalayeta mette in rampa di lancio l’argentino

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27 Dicembre 2007 -- E pensare che lo davano per finito: ventinove anni, un futuro alle spalle, e la tristezza d’un ritiro precampionato atipico, in una squadra ancora tutta da rifare, mentre gli altri erano già lì a giocare con il pallone. « E’ una scelta di vita » . Ventinove anni e non sentirli addosso, scegliendo di ripartir da zero, anteponendo i sentimenti a ogni altra valutazione, scaraventando nel cesto dei panni sporchi dodici stagioni tra serie A argentina, tra A e B italiana, tra il Boca, l’Ascoli, il Messina, l’Udinese: « Voglio Napoli, la città e la squadra di Diego. E quando Marino m’ha chiamato, non ho avuto esitazioni». Settembre 2004, le luci del tramonto parevano illuminare il viale di Roberto el pampa Sosa, ventinovenne che a un certo punto decise di cambiar vita, di ricominciar daccapo, di intrufolarsi tra le macerie del Napoli per avviarne la ricostruzione.Paestum, un albergo, un pallone, un allenatore e una vita da rifare assieme provando a scalare l’Everest d’un calcio finito a rotoli nella Fallimentare di Castelcapuano: «Sono qui per questo, l’idea mi stuzzica». Tre anni di stenti e di sacrifici, tre anni da precario del gol, tre anni da salvagente d’un Napoli consapevole d’avere in lui ¬ove mai ve ne fosse bisogno - la spalla su cui andare a poggiare sempre. Tre anni da Roberto el pampa Sosa, l’uomo della Provvidenza cui abbracciarsi nella buona e cattiva sorte, il goleador indomito cui delegare l’emergenza della serie C, le sofferenze della serie B, le gratificazioni della serie A e ora quel buco in Milan-Napoli.

Tre anni dopo, riecco el pampa Sosa, ovviamente d’azzurro vestito, solennamente carico per infilarsi nella sagoma nel panterone squalificato e devotamente pronto a farne le veci, a rassomigliargli, a riprodurlo in sedicesimi o tout cort, a colmarne il vuoto con la sua fisicità straripante, a ricordarne la potenza negli stacchi e nell’occupazione dello spazio, a duettare con Lavezzi, l’altro spaccato d’una Napoli all’argentina. Tre anni di usa e getta, di pronto soccorso, tra anni d’aziendalismo, dentro e fuori dal campo, in area di rigore e in conferenza stampa: tre anni da Sosa, insomma.

«Sono al servizio del Napoli » . Tre anni a fare il vice Varricchio, poi il vice Calaiò, poi il vice Bucchi, poi il vice Zalayeta, però mostrando sempre il piglio del leader, attraverso il tempismo nello stacco e nelle sortite dialettiche.Milan- Napoli nel segno di Sosa, of couse, perché là in mezzo, non essenodoci panteroni in agguato, rimarrà un posto da assegnare a quel gigante riemerso dalle brume di quel settembre grigio attraverso la propria caparbietà. Milan- Napoli, alla ripresa, con tanto di
el pampa, perché tra i colossi rosso¬neri, c’è da scommetterci, Reja finirà per puntare di nuovo sulla muscolarità sempr’attiva di quel corazziere senza paura, calatosi senza corde nell’inferno della C e ora issatosi verso la Scala del calcio. Ma non era finito?
A. Giordano