27 Novembre 2007 -- Timido e un po' speciale, Marcelo Danubio Zalayeta, è l'ultima moda italiana nel campo dei goleador. In un mondo dominato dalla comunicazione, lui e' l'eccezione che conferma la regola: meglio il silenzio della banalità. Lo chiamano 'Panterone', non solo perché del felino ha le movenze felpate e al tempo stesso mortifere, ma anche perché da quell'animale sembra aver mutuato il carattere. Quando non attacca, come la pantera che riposa nella giungla, è silenzioso e introverso, taciturno e quasi scontroso. Chi non lo conosce o l'ha visto poco all'opera, può arrivare perfino a pensare di lui che sia irrimediabilmente pigro. In realtà aspetta solo il suo tempo, come è avvenuto durante la partita contro il Catania, quando, nei momenti topici dell'incontro, Zalayeta ha liberato il felino che è in lui, agile, aggressivo, fulmineo.
"Zalayeta - gongolava oggi Marino - è innanzitutto un ragazzo serissimo che ha subito abbracciato la 'causa Napoli'. E vi dico di più: ha ancora margini di miglioramento notevoli. Ciò che ha fatto fino ad ora è tantissimo, ma non è tutto. Vedrete, fino alla fine del campionato ci stupirà ancora tanto". Della sua serietà si è avuta una clamorosa riprova in occasione del rigore concesso in Napoli-Juventus. Subissato da feroci critiche per una presunta simulazione e squalificato per due giornate da un frettoloso giudice sportivo, Zalayeta è stato riabilitato quando le immagini televisive hanno inequivocabilmente dimostrato che aveva tentato di saltare Buffon in uscita per non fargli del male e che, un attimo prima, Legrottaglie lo aveva strattonato. Il trionfo della giustizia.
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