|
07 Novembre 2007 -- E' una questione pratica, non soltanto di prestigio. Perfino agli arbitri succede d´identificare una squadra col suo capitano: la Roma di Totti, la Juve di Del Piero, l´Inter di Javier Zanetti e il Milan di Maldini, tanto per intendersi. Ma il Napoli sta tracciando un´altra via, rivoluzionaria per le abitudini del calcio italiano. Lo spogliatoio azzurro ha abolito la figura del leader, al punto che sono già stati addirittura 7 (tra Coppa e campionato) i giocatori di Reja che hanno indossato la fatidica fascia del comando: Montervino, Calaiò, Grava, Savini, Iezzo, Sosa e perfino il portiere di riserva Gianello, con il Livorno. Tutti graduati: in un turn over insolito e senza precedenti, a cui allenatore e società non si sono opposti. Una anarchia molto gratificante per il gruppo, in cui ognuno può scoprirsi a rotazione protagonista. Eppure, come ha dimostrato il discusso episodio del rigore con la Reggina, la mancanza di gerarchie può trasformarsi in un´arma a doppio taglio. Diminuendo le certezze.
Qualcuna in più, d´ora in poi, ne reclamerà De Laurentiis, a cui non è piaciuto il balletto di domenica al San Paolo. La discrezionalità nella scelta del rigorista, che ha funzionato male contro la Reggina, sta per essere accantonata. Toccherà quasi sicuramente a Domizzi, a partire dalla prossima sfida con il Palermo, assumersi la responsabilità di un eventuale esecuzione dal dischetto. Almeno fino a quando Calaiò non riuscirà a riconquistarsi un posto fisso trai titolari. Il bomber siciliano, dopo essersi scusato con i compagni nello spogliatoio, ha ringraziato ieri i tifosi del Napoli attraverso il sito ufficiale della società. «Non mi hanno mai fatto mancare il loro enorme affetto e sostegno, nemmeno dopo l´ultima gara...». Il pareggio di Lavezzi ha ridimensionato il caso.
Il Napoli s´è affrettato a voltare pagina, concentrandosi sulla partita di sabato sera a Palermo. Domani la partenza anticipata per la Sicilia, dove gli azzurri si prepareranno in ritiro alla sfida con i rosanero. I tre giorni di esilio forzato, anche se non punitivi (li ha imposti lo sciopero dei trasporti previsto per venerdì), serviranno a Reja e ai giocatori per ritrovare la concentrazione. «Ho notato troppi cali di tensione, specie all´inizio dei secondi tempi. Bisogna correre ai ripari...», ha protestato De Laurentiis. Alla squadra, in certe fasi della gara, sembra pesare un po´ la mancanza di un leader, capace di dare la scossa nei momenti di disagio.
Il prezzo da pagare alla scelta di non avere un capitano fisso. Montervino, che ha svolto bene questo incarico in C1 e B, in campo e soprattutto nello spogliatoio, è ancora un punto di riferimento assai utile per i suoi compagni. Ma solo durante la settimana. La domenica, invece, il centrocampista pugliese può soltanto incoraggiare il Napoli dalla panchina. Come capitano non giocatore. La fascia è ancora sua, visto che il gruppo ha votato in blocco per lasciargliela. A indossarla è sempre qualcun altro, però. Tra Coppa Italia e campionato è successo già ad altri sei azzurri: Iezzo, Calaiò, Grava, Gianello, Sosa e Savini. La scelta, di volta in volta, ricade su chi ha maggiore anzianità di servizio tra gli undici titolari annunciati da Reja: un turn over davvero inedito.
Solo il Napoli, in serie A, ha scelto una politica simile. Pure il Milan, quando manca l´intoccabile Maldini, ha gerarchie precise. La fascia di capitano tocca ad Ambrosini. Tra gli azzurri, invece, si sprecano i vice Montervino. Finora ha funzionato così, con il consenso della società e di Reja. Ma ora De Laurentiis ha chiesto maggiore chiarezza dei ruoli. Dopo la promozione di Domizzi, primo rigorista, si profila quella del nuovo capitano.
M. Azzi
Fonte: La Repubblica