22 Ottobre 2007 -- I conti tornano: ma sì. Cinque milioni e mezzo di euro per Ezequiel Lavezzi, per credere in un calcio diverso, per riprendersi un pezzo d’Argentina, per regalarsi un talento, per schiudere dinnanzi al Napoli nella gioia indecifrabili. « Il miglior giovane del calcio argentino » . La sintesi di Ramon Diaz bastò per trasformare un’incognita in un affare e i cinque milioni e mezzo di euro cominciarono a lievitare parallelamente all’ottimismo popolare. Cinque milioni e mezzo di euro per Marek Hamsik, alla fine d’un corteggiamento prolungato, sei mesi spesi per farlo vedere e rivedere, per farlo seguire in casa e fuori, per avere notizie dettagliate sugli atteggiamenti, per strapparlo all’Inter, che intanto cominciava a crederci: « E’ destinato a diventare un campione ». La spruzzata d’ottimismo di Serse Cosmi contribuì ad accrescere la considerazione generale su un
vecchio ventenne, un predestinato del centrocampo con una testa così, un camaleonte della metà campo divenuto presto uomo.
Tre milioni e mezzo per Walter Gargano, per prendersi il Pizarro uruguayano alla fine d’un braccio di ferro interminabile, per dare al Napoli le geometrie che mancavano. « Il futuro della Celeste è lui » . Il lapidario Oscar Washington Tabarez non si spinse oltre, superfluo farlo, e il Napoli intuì.
E poi due milioni e ottocentomila euro per Marcelo Danubio Zalayeta, la quinta scelta della Juventus investita del ruolo di prima punta del Napoli, un’altra soluzione inseguita silenziosamente da Reja, che da Madame e per anni aveva avuto in Capello una spia di totale affidabilità. Roma 4, Napoli 4, e quel poker d’assi calato all’Olimpico altro non era che la sintesi d’una estate di sofferenza, di lunghe meditazioni, di riflessioni abbondanti, di tormenti.
Hamisk fu il primo, però prima d’arrivare sino a Brescia, dove pure da gennaio c’era un’opzione, fu percorso accidentato, perché intanto l’Inter, perché intanto l’Arsenal... E Lavezzi fu il secondo, ma dopo aver blandito Rolando Bianchi, dopo averlo ottenuto dalla Reggina, dopo aver dovuto con lui avviare un braccio di ferro concluso per stanchezza: vabbé, allora prendiamo Lavezzi. E fu Argentina.
E poi Gargano, che dopo aver scoperto in Coppa America d’aver raggiunto un accordo economico penalizzante rispetto agli standard italiani, rimase un po’ perplesso prima del sì. « Fa niente che guadagno poco, voglio il Napoli » . L’Udinese rimase incollata all’angolo, la Lazio si disilluse. Roma 4, Napoli 4 ma grazie anche a uno stacco da imperatore di Marcelo Zalayeta, che alla Juve risultava spesso come spettatore, che evidentemente aveva doti mai espresse, perché mica semplice riuscire a sbarazzarsi, negli anni, dei Trezeguet, dei Del Piero, dei Salas, degli Inzaghi, degli Ibrahimovic, mostri sacri dinnanzi ai quali bisognava inchinarsi. Prima di scoprire un altro quarto, un quartetto di nobiltà in una serata magica...
A. Giordano
Corriere dello Sport