20 Settembre 2007 -- Avanti non c’è posto, però anche dietro, e in mezzo. Ovunque, non c’è posto perché le gerarchie sembrano più o meno decise, gli spazi assegnati e i ribaltoni comunque possibili. Undici in campo, sette in panchina, sei in tribuna. E’ dura la vita con organici ridondati, ma era durissima pure trent’anni fa, quando c’erano soltanto il 12 e il 13. «Io lo so che c’è qualcuno che mi odia » . Succede, agli allenatori, e Reja ci ha scherzato su; come a scuola succede ai professori, che son carogne se ti rifilano un quattro e dei gentiluomini del pensiero se ti cullano con la sufficienza. Succede a chi ha il compito di scegliere, decidere e scremare: ma è il calcio, e forse la vita, che fanno di questi scherzi.
Avanti c’è posto, nell’immaginario collettivo: ma nel Napoli, per il momento, Lavezzi e Zalayeta rappresentano il bipolio, la coppia perfetta. E neppure dietro c’è posto, almeno per ora, perché Iezzo è un intoccabile e con lui Cupi, Cannavaro e Domizzi, allo stato attuale una muraglia umana sistemata a difesa della felicità riconquistata. Avanti non c’è posto, dietro men che meno, non si rilevano buchi manco a metà campo, territorio d’appartenenza di Gargano, Blasi e Hamsik, sostenuti sugli esterni da Grava e Savini, uomini sui quali il Napoli ha puntato a occhi chiusi tempo fa.
Le canzoncine d’una volta ( Zoff, Burgnich, Facchetti....) non vanno più di moda, ma il Napoli ha una formazione bloccata, alternative già determinate e priorità indiscutibili: undici in campo, certo, poi le prime riserve (Contini in difesa, Bogliacino a metà campo, Calaiò in attacco), poi le variabili per caratteristiche ( Montervino se occorre un mediano, De Zerbi se urge fantasia, Sosa se è indispensabile la fisicità), poi il resto, da pungolare e tener vivo nel corso della settimana, da scuotere e sollecitare. Diciotto giocatori sin qui utilizzati, ma il blocco-Napoli pare attualmente granitico: Maldonado s’è visto con il Cagliari, complice le squalifiche di Domizzi e Cannavaro, poi è scivolato in tribuna, a far compagnia a Garics, subalterno di Grava.
Il Napoli di Reja è attualmente inattaccabile, ma il Napoli di Reja, un anno fa, scongelò all’improvviso Gatti, che pareva destinato a vivacchiare ai margini, e lo elesse a protagonista del finale. Rilanciò Dalla Bona, rimasto per un periodo breve nell’ombra, poi si riaffidò a Montervino, per cinque mesi panchinaro e nel finale guerriero di metà campo, e non tralasciò Rullo, né Capparella, né Gianello, rimasti nell’ombra però allertati. Diciotto giocatori utilizzati, con due soli stakanovisti, Iezzo e Gargano, gli unici ad aver giocato gli interi duecentossettanta minuti in una squadra che pare abbia una sua struttura solida, uno zoccolo duro, un’ossatura definita. I giochi sono fatti per ora, ma il campionato non è neppure cominciato. Avanti, dietro, in mezzo, ci sarà posto.
Antonio Giordano
Fonte: Corriere dello Sport