05 Febbraio 2007 -- “Se la sosta del campionato dovesse essere lunga ci danneggerebbe. E non solo il Napoli. Avremmo problemi di condizione fisica, ma anche di concentrazione. È giusto che il calcio si sia fermato per la morte dell’ispettore a Catania, ma adesso occorre adottare le necessarie leggi che tutelino la vita di chi lavora e di chi va allo stadio e vengano prese le giuste decisioni che consentano al calcio di riprendere la propria vita. Non si può restare fermi in eterno, altrimenti sarebbe un danno e una sconfitta per tutti». Eddy Reja ricorda che sono venti e più anni che la violenza imperversa anche nel mondo del calcio. Il suo pensiero è perfettamente in linea con quanti sostengono che si debba riprendere a giocare quanto prima altrimenti «significherebbe darla vinta ai violenti».
L’allenatore sottolinea i disagi che nascerebbero se la sosta dei campionati si prolungasse. “I danni sarebbero soprattutto per le squadre di serie B che già a marzo saranno costrette a disputare sette partite in ventotto giorni, dal 3 al 31 - osserva il tecnico -. Poi, a fine torneo, le formazioni qualificate saranno anche chiamate a disputare i play off. Partite su partite, insomma”. Partite su partite. Dove e quando verrà disputata la prima del Napoli quando si riprenderà? Gli azzurri ritorneranno a Treviso, magari già venerdì prossimo, oppure il campionato riprenderà con il Napoli impegnato al San Paolo contro il Piacenza, quale seconda giornata del torneo? «Non importa dove si giocherà, mi auguro solo che si giochi al più presto. Questo sì. Sembra che la morte dell’ispettore a Catania abbia finalmente fatto capire a tutti quanto sia grave il momento che sta vivendo il calcio, ma non si può restare fermi a lungo e non penso che sia il caso di giocare a porte chiuse. Sarebbe un gravissimo danno per tutti. Occorrono leggi severissime. Chi sbaglia deve finire dentro e non bisogna farlo uscire il giorno dopo. Altrimenti non si risolve niente e si sancisce soltanto la fine del calcio”.
Con Reja si discute anche del possibile cambio della preparazione fisica se il campionato dovesse restare fermo per più di una settimana. “Aspettiamo per decidere come regolarci. Se si dovesse giocare sabato prossimo, nessun problema, altrimenti ci organizzeremo. Naturalmente dovendo affrontare tutti i problemi del caso in quanto un’amichevole non vale una partita di campionato”.
C’è preoccupazione tra le società anche per il certo slittamento di una o più gare. «Sarebbe il caso di trovare nuove date in cui disputare gli incontri non giocati, anche se in un calendario già ricco di match l’operazione non sarebbe semplice - viene fatto osservare da più di una società -. Sarebbe più complicato ripartire da dove ci siamo fermati e far slittare tutte le giornate del torneo. Perché ogni club dovrebbe avvertire il proprio Comune dello spostamento delle date degli incontri casalinghi; perché potrebbero accavallarsi eventi, anche extracalcistici, ”segnalati” al computer quando furono varati i calendari; perché le società si troverebbero a dover riprogrammare i giorni di tutte le partenze per le trasferte: ovvero aerei e alberghi per trenta-quaranta persone ogni volta». Ovvero, un autentico caos organizzativo.
V. Raio
Fonte: Il Mattino