04 Febbraio 2007 -- “Se qui non ci è scappato ancora il morto è un miracolo”. La frase pronunciata da uno dei custodi dello stadio San Paolo diventa la sintesi più efficace di un viaggio attraverso i labirinti del tifo violento. Corridoi bui e stretti, accessi murati, cancelli di ferro, lucchetti blindati: nulla di tutto questo scoraggia i teppisti quando in campo scende il Napoli. Uno stadio colabrodo. Senza protezioni. Vulnerabile. Ci vuol poco a scoprire quanto sia facile guadagnare il passaggio giusto, lasciandosi ingoiare da quei meandri bui ben conosciuti dai teppisti, tifosi violenti e, perché no, persino da quanti il sabato o la domenica - quando si gioca al calcio - dovrebbero restarsene a casa perché destinatari di un provvedimento di «Daspo» (il divieto di accedere a manifestazioni sportive).
Fuorigrotta, le 14,30 di ieri. Il nostro viaggio verso lo stadio senza protezioni inizia dalla zona dei «distinti». Certo, non è giornata di partite, non ci sono le forze dell’ordine, ma salta subito all’occhio il primo punto debole: a due passi dall’ingresso riservato alle squadre sono stati innalzati cancelli la cui funzione dovrebbe esser quella di tener lontani i malintenzionati e portoghesi. In realtà quella cortina di ferro - realizzata a maglie larghe e senza particolari offendicula - è quasi un invito a scavalcare. Ovviamente se si azzarda il tentativo si va avanti sino alla meta senza che nessuno se ne accorga. Un altro buco nero che rende ancor più vulnerabile l’accesso fuorilegge all’impianto di Fuorigrotta è il sistema di videosorveglianza lungo la cinta esterna e all’interno dei singoli varchi del San Paolo. L’assenza di videocamere rende di fatto impossibile l’identificazione di chiunque si introduca nello stadio.
E dire che la videosorveglianza rappresenta uno dei capisaldi del decreto Pisanu contro la violenza negli stadi. Sul punto l’assessore comunale allo Sport, Alfredo Ponticelli, è stato chiarissimo: «Sulla videosorveglianza nello stadio - ha ammesso - siamo in ritardo». Non a caso sui problemi legati alla sicurezza del San Paolo il prefetto Alessandro Pansa, in contatto costante con il Viminale, ha deciso di convocare un comitato per l’ordine pubblico entro i primi giorni della prossima settimana. All’ordine del giorno la verifica dello stato di sicurezza del San Paolo.
Una volta superato l’ostacolo dei cancelli ci si rende conto di un’altra falla nel sistema dei controlli: l’assenza dei cosiddetti «tornelli», il sistema per verificare gli accessi nello stadio. Anche da questo punto di vista il San Paolo è uno stadio «fuorilegge». Ma i veri fuorilegge, un esercito di scalmanati che riesce a guadagnare gli spalti introducendo nello stadio di tutto (droga, coltelli e striscioni offensivi) sa benissimo cosa fare. Ci spostiamo sul versante opposto. Siamo nel sottopasso sul lato della tribuna Posillipo. A colpi di piccone qualcuno ha demolito la parete di mattoni in cotto che conduce agli ex parcheggi interni allo stadio. Il passaggio è strettissimo, il buio totale. Da quel corridoio si accede a una scala e poi ad un altro passaggio che sbuca direttamente nel settore della curva A. Gli operai della manutenzione hanno murato l’ultimo accesso. «Ma durerà poco - spiega uno di loro - Perché di notte, prima della prossima partita, verranno a demolirlo ancora, ve lo assicuro».
G. Crimaldi
Fonte: Il Mattino