12 Gennaio 2007 -- Intrighi, trionfi, ironie. Purtroppo anche episodi di razzismo e violenza. C'è tutto nella storia di Napoli-Verona, la partita che non è una partita qualsiasi e torna domani dopo tre anni. L'ultima giocata il 23 gennaio 2004 al San Paolo: finì 2-2, brutta serata accompagnata da incidenti, accaduti spesso in quella che diventa una sfida tra gruppi estremisti del tifo. Sono passati più di vent'anni dallo striscione «Giulietta è 'na zoccola», esposto dai napoletani in risposta all'infamante scritta «Vesuvio facci sognare» piazzata nella curva di Verona. È diventato, quello striscione, il titolo di un libro di successo, scritto da Cristiano Militello, la carrellata sui più divertenti messaggi raccolti negli stadi italiani.
L'ironia contro gli insulti, quelli che 10 settembre 1989 diedero particolare forza ad un calciatore napoletano del Sud, il calabrese Massimo Mauro: segnò un rigore al Bentegodi e zittì i veronesi. «Capii in quel momento che dovevo segnare per Napoli, non solo per il Napoli», ricorda l'ex compagno di Maradona. Diego esordì in serie A allo stadio Bentegodi: 16 settembre 1984, finì 3-1 per il Verona di Bagnoli, la squadra che otto mesi dopo avrebbe festeggiato il primo e unico scudetto nella sua storia. Maradona fu colpito duro dal difensore tedesco Briegel in quella partita: non vide palla e uscì zoppicando dal campo.
Prima c'erano state altre storie tra Napoli e Verona.
Il tentato illecito del '74: il presidente del club veneto, Garonzi, telefonò al centravanti brasiliano del Napoli, Clerici, suo ex giocatore, assicurando collaborazione per l’apertura di una filiale della Fiat a San Paolo. La manovra venne scoperta da un giornalista del «Mattino», Romolo Acampora, e dai dirigenti del Foggia, coinvolti nella lotta per la salvezza. Finito sotto processo e condannato per illecito sportivo, il Verona scivolò dal terz’ultimo all’ultimo posto: retrocessione in B.
La Coppa Italia del '76, poi: finale a Roma il 29 giugno, a quindici minuti dalla fine Napoli e Verona erano sullo 0-0, poi si scatenarono gli azzurri -in panchina l'insolito tandem formato da Rivellino e Delfrati dopo l'addio di Vinicio- e segnarono quattro gol in dieci minuti. Un’autorete di Ginulfi, la rete di Braglia e la doppietta di Savoldi. Il secondo trofeo nella storia del club, il primo e unico conquistato con Mister due miliardi di lire.
Nelle racconti dei due scudetti del Napoli c'è anche il Verona. Perché da quella squadra arrivarono Garella e Giuliani, portieri azzurri nel 1987 e nel 1990. Numero uno sgraziato, diventato celebre nelle stagioni laziali per i suoi errori, subito etichettati come garellate, quel ragazzone diventò un idolo del San Paolo fino alla primavera dell'88: Garella fu uno dei quattro giocatori messi alla porta da Ferlaino e Moggi dopo il clamoroso attacco all'allenatore Bianchi, un comunicato di sfiducia scritto a una partita dalla fine del campionato ormai vinto dal Milan. Tra i pali venne piazzato Giuliani, che aveva raccolto l’eredità di Garella a Verona nell'85. E proprio quell'anno, il 20 ottobre, subì al San Paolo il clamoroso gol di Maradona: lui era fuori dai pali, Diego vide tutto e scoccò un tiro da cinquanta metri, un colpo di genio passato alla storia del calcio. Il Napoli mortificò il Verona campione d’Italia: finì 5-0 a Fuorigrotta. Personaggio particolare, Giuliani, accompagnato nella stagione napoletana dalla splendida moglie Raffaella. Fece tanti, troppi stravizi. Nel 1996, a trentott’anni, l’ex portiere sarebbe morto per Aids in un ospedale di Bologna, lontano dagli applausi e dai compagni famosi.
Il Verona collaborò, indirettamente, alla conquista dello scudetto 1989-1990. A due partite dalla fine il Napoli e il Milan erano a pari punti, 47. Giocarono in trasferta: gli azzurri a Bologna e i rossoneri a Verona. Il Napoli ritrovò Maradona, entrato in piena forma a un mese dai Mondiali, e vinse per 4-2 al Dall'Ara. Il Milan perse per 2-1 al Bentegodi, partita diretta dal siracusano Lo Bello, arbitro accusato da altri club di essere amico di Ferlaino e Moggi. Quel pomeriggio a Verona accadde di tutto: espulsi Sacchi e tre giocatori rossoneri (Rijkaard, Van Basten e Costacurta); il gialloblù Pellegrini era in fuorigioco nell'azione del gol decisivo.
Sono passati tanti anni da quel campionato, ma la ferita è rimasta aperta per Berlusconi e i suoi. L’ultimo schiaffo del Napoli al Milan.
F. De Luca
Fonte: Il Mattino