14 Dicembre 2006 -- Perché Bucchi- Ha la benedizione del patròn Deve giocare per ritrovare i gol
Tormenti da ricchi: 3,5 milioni di euro, il costo del cartellino, circa 7 miliardini delle lire che furono, poi i 47 gol firmati nelle ultime due stagioni di serie B, ancora un contratto quinquennale da 750 mila euro, un cognome che « pesa » un quintale, le parole di De Laurentiis « mi aspetto cose straordinarie da lui » e chi più ne ha più ne metta. Bastano le sante ragioni che il capocannoniere dell’ultima B, Cristian Bucchi, può presentare come spot elettorale in vista di Napoli-Mantova? Basterebbero e avanzerebbero, però...
E’ in pole... - Con Calaiò punito il bomberone si vede già schierato in campo neutro sabato prossimo, manca però ancora la certificazione. In altri tempi lui in questi giochetti non ci sarebbe mai entrato, in altri tempi, ammesso e non concesso, la concorrenza non ci sarebbe mai stata. E invece c’è. Misteri del calcio: Bucchi è in pole position per ottenere la « sua » maglia da titolare contro il Mantova ma deve guardarsi alle spalle da Sosa. Reja nel dopo-Cesena ha parlato di « condizioni non ancora eccellenti », è di questo che deve aver paura. Per il resto ha validissimi motivi da portare sul tavolo della discussione: 1) la fame arretrata che non lo fa dormire la notte, non segna in campionato dalla preistoria ( 23 settembre); 2) è lui l’acquisto-boom; 3) un altro sabato «panchinato » significherebbe addio al Napoli. Con tutto il rispetto: Bucchi dietro tutti? Non ci starebbe più. Potremmo andare avanti sino a notte fonda, trovare ragioni su ragioni, tradurle tutte, vale una ed è assoluta: lui si sente forte di se stesso, il resto non gli importa e stavolta, in cuor suo, pretende di giocare, non la spera, la chiamata. Difetterà pure di condizione, ma se non gioca quando la troverà? E poi, anche se fossero bocciati tutti i suoi ragionamenti, come lasciapassare ci sarebbero quelle parole del presidente dette martedì: «Bucchi giocherà sicuro a Perugia...». E chi glielo toglie il posto!
Perché Sosa -Ha una buona condizione e si trova alla grande con Pià
Quelle parole del patron: « Gioca Bucchi... » , avrebbero steso un toro, ma non il Pampa. Roberto Carlos Sosa ha quasi 32 anni, vuoi che se la faccia sotto? Mai. Una volta svelò il suo segreto, non era tempo di mutismo stampa: « Io mi alleno ogni settimana, ogni giorno come se il sabato dovessi giocare, poi si vede...». Ed è così che sta facendo. I bookmakers danno Bucchi 10 a 1? Non importa, il gaucho argentino che pianse indossando la maglia di Diego fino all’ultimo minuto valido si guadagnerà l’attenzione di Edy Reja.
Le sue ragioni- Perché dovrebbe esserci con il Mantova? 1) La forma fisica. Ha giocato 8 volte in campionato, sempre da subentrato, sarebbe la sua « prima » da titolare. Ed è fresco come una rosa. 2) Ogni volta che è entrato al posto di Bucchi o di altri, non ha mai tradito: spizzate, pressing, coperture, traverse, assist, si è fatto trovare pronto. 3) Vanta un feeling speciale con Inacio Pià, in C hanno spesso formato la coppia spaiata, il lungo e il corto, si trovano a meraviglia in virtù delle loro caratteristiche complementari. 4) È uno dei senatori del gruppo, uno che nello spogliatoio si fa sentire e che sentono. 5) È a quota 97 gol da professionista, pure lui ha fame, vuole entrare al più presto nel club dei «centenari». Un solo neo: fino a oggi è stato l’uomo degli ultimi 20-30 minuti, d’accordo la buona forma ma la resistenza è un’altra cosa nella Grande e sfiancante « B » di oggi. La storia del Pampa è stata sempre un po’ come quella delle Pampas argentine: fiumi da guadare e traguardi da raggiungere. È uno che storicamente si batte e si sbatte come pochi ma ha dovuto troppo spesso fare a «botte» con gli accusatori e gli incidenti di percorso. « Gioca Buc¬chi...», stavolta non è una malalingua, è il solito «invito» di De Laurentiis. Sosa sa che parte svantaggiato nella rincorsa, sa che alla fine dei conti deciderà Reja ma lui, lo sappiamo noi, si allena sempre come se dovesse giocare. E stavolta si sarà pure tappato le orecchie. Non c’è peggior sordo di chi non vuol senti¬re...
Fonte: Corriero dello sport