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13 Dicembre 2006 -- La metamorfosi del Napoli nasce dall’ennesima riflessione di Reja: più giusto affidarsi all’estro del singolo, oppure creare un collettivo armonico in cui possano esaltarsi anche le doti individuali? A Cesena ha prevalso questa seconda teoria. Seppure con qualche sbavatura difensiva sugli esterni, il Napoli ha cominciato a dare l’idea di un’orchestra piuttosto che di una banda di solisti. Ed i risultati si sono visti. Un gol, due legni colpiti, altre occasioni piuttosto nitide per andare a bersaglio. Lo hanno ammesso tutti: « Mai notato un Napoli così intraprendente finora ». Appena Reja ha realizzato che bisognava dare più nerbo al centrocampo, trasmettere più fosforo sulle corsie laterali, garantire una certa protezione alla difesa, la squadra ha cominciato a cantare in coro e a distendersi con apprezzata disinvoltura. E se ne sono giovati anche gli attaccanti (Calaiò, Pià e poi Sosa) che hanno avuto modo di giocare sicuramente più palloni nei pressi dell’area avversaria.
La difesa- E’ il reparto che va sincronizzato meglio perché non disponendo di elementi rapidi avrebbe bisogno di un sostegno adeguato (specie sugli esterni) ma anche di un addestramento maggiore sulle diagonali. Intanto stanno recuperando la forma migliore Cannavaro e Domizzi mentre Giubilato ha dimostrato di poter essere comunque prezioso all’occorrenza. Intanto per sabato è disponibile anche Maldonado e non sarà un problema per l’allenatore formare il trio davanti all’impeccabile Iezzo.
Sugli esterni, il ruolo di difensori aggiunti se lo sono sobbarcati, Grava a sinistra ( ammirevole per spirito di servizio) e Trotta a destra. Entrambi hanno superato l’esame anche se con qualche affanno di troppo nelle chiusure. Ma entrambi sapevano in partenza di dover ingaggiare duelli improbi: Grava con Papa Waigo e Trotta con lo sgusciante Lazzari
Il centro campo - E’ qui che il Napoli ha cambiato volto, registro, atteggiamento tattico. Cinque uomini, invece dei soliti due. I tre centrali a fare da argine e tra questi il giovanissimo Amodio, sempre più autoritario e onnipresente in tutte le azioni, e anche il rientrante Dalla Bona, lucido e tenace sia in fase offensiva che di contenimento. Soltanto Bogliacino ha tardato a posizionarsi ma sulle sue qualità non si discute. Dagli esterni, soprattutto dalla destra, sono arrivate le risposte più confortanti, dando ragione a chi da tempo sosteneva che il Napoli non avrebbe potuto fare a meno di Trotta. L’ex riminese ha fornito decine di palloni al centro dell’area avversaria e qualcuno ha immaginato cosa ne sarebbe scaturito se ci fosse stato Bucchi. Grava, invece, pur dovendo cambiare piede per il cross, ha cercato di fare altrettanto dalla sinistra. Centrocampo robusto e a fisarmonica, quindi, e almeno fuori casa senza trequartista va meglio
L’attacco - Senza quell’imperdonabile atto di insofferenza nel finale, la gara di Calaiò è stata ancora una volta esemplare. Un gol di testa e tante giocate importanti. Stavolta in tandem con Pià, decisamente meno narcisista e più votato allo scambio in verticale. Il gioco corale ha prevalso stavolta e il Napoli ha cominciato a sfoderare la personalità della grande. Restano però diversi rebus da sciogliere: che ne sarà di Bucchi? E di De Zerbi? E che succede con Grava o Trotta quando a gennaio arriverà un esterno sinistro di ruolo? Intanto Reja, grazie anche a una ritrovata condizione atletica, sembra aver trovato la formula giusta per il suo Napoli. Ora il collettivo prevale sul singolo. Importanti i recuperi di Dalla Bona e Pià. Amodio, Grava e Trotta fondamentali
Rino Cesarano
Fonte : Il corriere dello sport