28 Novembre 2006 -- Da Berlino a Parigi. Dalla Coppa del mondo al Pallone d’oro. Due emozioni e un nome solo: Fabio Cannavaro. La consacrazione di un campione, il Ballon d’or che Gerard Ernault, direttore di France Football, passa a Monica Bellucci e che Monica Bellucci campione del mondo di bellezza passa a Cannavaro. E il guaglione positivo s’emoziona. La sua spavalderia di scugnizzo della Loggetta che ha vinto la «partita» se la squaglia, si nasconde dietro il sorriso più tirato della sua carriera. Cannavaro miglior giocatore dell’anno. Ma quel trofeo è pure un riconoscimento alla sua storia in campo. E anche all’uomo che sa essere campione fuori campo. E infatti, impettito ed elegante nella sua giacca-smoking, Cannavaro idealmente abbraccia tutti. Ringrazia tutti. Dimentica e non certo per caso solo chi contesta questo suo successo dicendo che quel trofeo l’avrebbero visto meglio nelle mani di Buffon.
«Tra me e Buffon - dice Cannavaro - c’è un’amicizia che va al di là di tutto. Lui non è solo il più forte portiere del mondo, lui è un fuori categoria. Io avrei votato per lui. Comunque - aggiunge - l’Italia del calcio dovrebbe essere felice. Mai, infatti, due italiani si erano piazzati al primo e al secondo posto di questa specialissima classifica». Felice è sicuramente lui. Perché il Pallone d’oro è un premio personale. Intimo addirittura. Anche se Cannavaro cerca compagnia. «Su questo Pallone d’oro - racconta - ci sono i nomi di tutti coloro che mi hanno aiutato a vincerlo. Ripenso ai miei compagni della Juve, della Nazionale e penso a quelli d’oggi del Real». Vuole condividere il successo con cento e cento amici, Cannavaro, che solo per pudore e per semplicità di sentimenti non alza al cielo quel Pallone come fece a Berlino con la Coppa.
Due, invece, le dediche. «A mia moglie Daniela e ai ragazzi di Napoli, una città che vive un momento complicato. A quei ragazzi che giocano in strada come facevo io dico di non mettrere un freno ai sogni perchè, come è capitato a me, i sogni si avverano». E ai ragazzi di Napoli Cannavaro mostrerà questo trofeo che accarezza con con delicato orgoglio. «Lo porterò al Bernabeu e poi anche a Napoli. Mi piacerebbe mostrarlo anche a Torino, ma lì non hanno capito le ragioni del mio addio e mi fischierebbero. Quindi meglio non andarci». Poi si scioglie, il ragazzo di Napoli arrivato in cima al calcio prima con l’Italia o poi da solo. E torna ad essere ragazzo divertito e divertente. «Che cosa ho pensato quando mi hanno detto che avevo vinto il Ballon d’or? Ecco, sono un’altra volta su ”Scherzi a parte”, mi sono detto. Per un po’ non ho parlato con nessuno. Poi l’ho detto a mia moglie e sapete che cosa mi ha risposto? Mi ha detto: smettila, non fare il cretino».
A cura di Francesco Marolda
Fonte: ilMattino