20 Novembre 2006 -- Sognare, perchè adesso si ripuò. Sognare come una volta, quando c'era il beniamino loro Maradona. Napoletani? Napoleonici, alla conquista della serie A. Si son ripresi il ruolo pilota. Storie di straordinaria magia calcistica. Primi premi e primi posti. Una spanciata di risate e grandi numeri formato grande Napoli e grande “B”. Quarantott’ore da padroni della classe in condominio, ma avanti di un pelo per la differenza reti. E stasera una città intera si piazzerà davanti alla tv in collegamento diretto con Mantova- Piacenza. Sognare? Gufare, un po’...
Così si fa. Un commando azzurro ha strattonato prepotentemente il campionato. Tre giornate fa era tutta un’altra storia complicata: il Napoli procedeva a strappi di briglia, aveva il musone lungo ed era confinato al sesto gradino in fondo alla via che portava alla serie A. E’ un altro Napoli: nello spirito, nelle idee, in quel modo d’essere meno mansueto e non più prigioniero della paura. Spavaldo nell'osare, forsennato nella ricerca di se stesso. Gli son bastati 270 minuti per spartirsi i patti e scatenare la rivoluzione del sorriso.
NAPOLI DOC - Sette punti in tre partite da serie A. Sette punti strappati a Madame Juve, Bari e Bologna. Una truppa d’assalto impietosa che s’è fatta forte del cinismo dei vincenti: 1-0 e tutti a casa. Basta poco, che ce vo’? Tiranni questi principi azzurri, hanno fatto pure la cinquina. Il successo col Bologna ha confermato la predisposizione al tempismo: per la quinta volta su sei vittorie i Reja boys hanno mortificato gli avversari inchiodandoli al muro col minimo scarto e con scarna durezza. Tredici gol messi a segno in dodici partite e divisi per sette uomini: gli è bastato e gli è pure avanzato. C’è chi ride e chi rode. Nell’ultimo trittico di giornate il commando ha sgranocchiato punti a tutti quanti scalando la vetta e sorpassando in salita. Simbolo del neo-totalitarismo: Reja non subisce gol da due gare in fila e da ben cinque non ne prende su azione. Il portiere logora chi non ce l’ha: a Gennaro Iezzo gliene hanno fatti solo due di golletti, uno su rigore (Cellini dell’Albinoleffe) e uno su punizione magia (di Del Piero). Strada sbarrata
LA CITTA’ - Comanda Napoli e il potere eccita chi ce l’ha. La città si gode il momento magico. Quarantott’ore ore di gioia e soddisfazione ritrovata. Centomila spettatori tra Napoli- Juventus e Napoli-Bologna, che Wood¬stock, a confronto, era una festa di paese. Lo spirito della gente accanto ai valori della squadra. E’ un Napoli popolaresco. Entri al S.Paolo e il tuo destino di avversario è già segnato. Ogni attimo è un urlo, mentre le auto strombazzano già da due ore prima di ogni partita. E poi sugli autobus: dal manager che ti parla di tattica e nella busta tiene nascosta la maglia di Calaiò, all’uomo da marciapiede che ti si siede accanto e divora le statistiche con gli occhi spiritati: « E’ l’anno, è l’anno... ». E per le strade, lì, ti travolge una nuova brez¬za che contagia offrendo nuovi orizzonti alla vecchia rassegnazione. Le vie ieri son sembrate un bazar di fantastica umanità. Domenica ecologica e tifologica assieme: tutti a passeggio a piedi per via Caracciolo ripensando alla classifica. O nelle caffetterie di Mergellina adornate d’azzurro ripensando a quel gol: « Ma l’hai visto che tocco Calaiò, eh...?».
PESAOLA E CANE’ - Sognare, 42 anni dopo quella volta: l’ultima. “Sopravvissuti”. Il Petisso signor Pesaola e il signor Canè. Due di quei magici eroi che, uno in panca e l’altro in attacco, nel 1964-65 riportarono il Napoli in A e regalarono (l’ultimo, oggi penultimo) primo posto in B. Sognare, quant’è bello. Pure per loro che Napoli la vivono oggi come ieri.
Daniele Rindone
Fonte:Corriero dello sport