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15 Novembre 2006 -- Il Napoli è cambiato. È cambiato il suo profilo. Sono cambiati ruoli e posizioni. Facce e nomi. È cambiata la sua identità. Ed è cambiata perché è cambiato Reja, affrancatosi da quell’idea di un Napoli «nato per attaccare» e tornato a una filosofia assai più vicina a lui: quella di un calcio convinto che i grandi successi si costruiscono su grandi difese. O almeno buone. Ma non è stato semplice per Reja. Un’operazione lenta la trasformazione azzurra, cominciata e probabilmente non finita ancora. All’inizio fu il «rombo». Un (4-3-1-2) con Bogliacino regista e De Zerbi alle spalle delle punte. Dura un mese. Alla quinta, infatti, il centrocampo passa a quattro e in riga ed è così che il Napoli va a battere lo Spezia. Dunque, dopo appena un mese di vita complicata, il «rombo» sembra appartenere già al passato. La conferma sette giorni dopo. Alla sesta, quando il Napoli per affrontare il Rimini dichiara il 4-4-2. Il Napoli vince, ma vince di fortuna. Solleva un mucchio di perplessità. Anche quelle del presidente, il quale rammenta a Reja che a volte si può giocare anche con una sola punta. Dietro l’angolo c’è la trasferta di Vicenza. Cambia ancora, Reja? Sì, cambia, ma solo per fare un passo indietro. Torna al «rombo», infatti. Stavolta con Gatti regista e sempre De Zerbi trequartista. Il Napoli pareggia, ma subisce. Gioca male e Reja stesso dichiara che ci saranno novità. E infatti in casa col Crotone ce ne sono: difesa per la prima volta a tre ma che diventa a cinque col pallone agli avversari. Esterni alti, infatti, sono Garics a destra e Grava a sinistra. Praticamente cinque marcatori con De Zerbi sempre alle spalle delle punte. Ma la rivoluzione è appena cominciata. E così, dopo il fallimento contro l’Albinoleffe, in casa con la Juve l’allenatore pur confermando il 3-4-1-2 pensa a Trotta a destra. Va un po’ meglio, ma non troppo. Tant’è che a Bari Reja disegna per la prima volta un 3-4-2-1, con Grava finalmente a destra a centrocampo, con Savini dall’altra parte e con Pià e De Zerbi a fare attacco assieme a Calaiò. E per la prima volta in campionato Bucchi va in panchina. Ma non è, non può essere una stroncatura. Avere più scelte e più soluzioni e poter contare su gente di buona qualità, infatti, può essere la soluzione dei problemi. Anche perché la parola fine ai cambiamenti non è stata messa ancora.
F. Marolda
Fonte: Il Mattino