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02 Novembre 2006 -- Un lungo faccia a faccia. Anzi, due. Il primo martedì sera dopo cena, l’altro ieri mattina. De Laurentiis ha riunito tutti nella sala stampa di Castelvolturno e nel silenzio della notte ha «confessato» i giocatori. Lui, la squadra, Reja, Marino. Non c’era più nessuno a quell’ora negli uffici azzurri. Un confronto cominciato alle ventidue e andato avanti sin dopo mezzanotte. Il presidente ha chiesto spiegazioni della crisi. Ha parlato e ha invitato a dire. Ai giocatori ha raccontato della sua delusione. «Ho investito su questo gruppo, ci credo, ho fiducia in Reja, sono una persona seria e rispetto gli impegni», ha detto, ma ha detto pure che pretende una squadra di gente che si dia da fare e che non si lamenti solo e per giunta in pubblico. Poi l’ultimatum: «Un mese di tempo - ha più o meno detto il presidente -, poi se costretto cambio tutto». Parole dure. Toni a volte pacati e a volte forti. Quindi ad uno ad uno sono stati invitati a parlare i giocatori. E forse solo a quel punto il presidente s’è reso veramente conto dello sfilacciamento dello spogliatoio, della precarietà dei rapporti all’interno del gruppo e poi del gruppo con l’allenatore e poi ancora del gruppo con il direttore generale e poi ancora e ancora e ancora. Un confronto che dagli stessi protagonisti è stato definito un «tutti contro tutti». Con la responsabilità del momento nero che è rimbalzata da una parte all’altra della stanza finendo pure fuori. Pure sulle spalle di chi non era in quella stanza: sulle spalle del preparatore atletico difeso solo da qualche giocatore. Brutta faccenda, insomma. Pericoloso capitolo della fresca storia azzurra che forse meriterebbe attenzioni più dirette e ravvicinate e costanti da parte di De Laurentiis che invece stamattina lascia il blindatissimo ritiro degli azzurri. Per questo, anche per questo, preoccupato ma anche convinto della necessità di farlo, dopo il faccia a faccia della notte, ieri mattina il presidente ha voluto rivedere i giocatori. Stesso set (la sala stampa con la sede azzurra deserta per il giorno di festa), stessi protagonisti (compresi Reja e Marino con i quali il presidente ha a lungo discusso anche a colazione), fuori lo stesso silenzio, stavolta rotto solo dalla pioggia. Dopo la messa in riga generale, De Laurentiis ha provato a mettere coraggio ai giocatori. Ha tentato di rimettere assieme i cocci della squadra. Impresa complicata. Resa ancor più complicata da questo lungo ritiro punitivo che i giocatori leggono come il tentativo di scaricare soltanto sulla squadra le responsabilità di tutto quello che non va. Confronti, malumori, bocche chiuse con l’esterno, noia e pioggia, tanta pioggia, ieri nel ritiro di Castelvolturno chiuso a tutti. Il Napoli si blinda. Oggi farà lo stesso. E sarà pure peggio perché De Laurentiis se ne va, ma restano i conflitti. Tutto questo alla vigilia della sfida con la Juve.
F. Marolda
Fonte : Il Mattino