30 Ottobre 2006 -- Tutti a Castelvolturno sino a lunedì prossimo, il giorno della sfida alla Juventus. Non è da escludere che De Laurentiis sia al fianco della squadra da domani o subito dopo. Il presidente vuole far sentire la sua presenza, la squadra ha bisogno di un discorsetto franco, determinato da una serie di prestazioni a dir poco imbarazzanti e da una serie di polemiche ed equivoci che non possono far parte del quotidiano di un club quale è il Napoli. Un ciak che De Laurentiis non avrebbe voluto dare perché mai avrebbe immaginato di vedere la squadra in tali difficoltà di gioco e di tenuta e perché è strano che un grande comunicatore quale lui è decida di pretendere il silenzio dai suoi dipendenti. Basta polemiche, fuori e dentro lo spogliatoio, si pensi solo a lavorare, a giocare. Vecchi e nuovi azzurri facciano realmente causa comune, senza personalismi. Basta chiacchiere, ovviamente dopo aver chiarito tutto quanto c’è da chiarire: ci sarà tanto da parlare da domani.
Il chiarimento Reja-squadra di martedì scorso, a quanto pare, non è stato sufficiente. A seguire, c’è stata una pesante esternazione dell’allenatore ai calciatori (mercoledì a Marano in occasione dell’amichevole contro il Portici) e la successiva, dura reazione di alcuni calciatori. Da Capri, dove è impegnato per la produzione di ben otto film che saranno nei cinema entro febbraio, De Laurentiis, per ora, ha dato indicazioni a Marino e a Reja. Il presidente ha parlato più volte con Marino ed una volta con Reja. Ha scambiato idee, ha cercato di approfondire le cause della sconfitta a Bergamo e quelle che non stanno consentendo alla squadra di esprimersi all’altezza delle sue possibilità. Il patron, come tutti i tifosi, si interroga e interroga i responsabili tecnici sulle scelte tattiche, sul precario momento fisico, soprattutto su cosa fare per uscire da questo periodo-no. Prima, sfruttando la fortuna e Calaiò, almeno si vinceva, l’Albinoleffe impietosamente ha messo a nudo i problemi di un Napoli confuso e stanco: non c’è un modulo, non c’è un gioco, non c’è un’adeguata preparazione fisica. La squadra sta pagando i ventidue giorni nell’afa di Hermagor (due allenamenti al giorno e non si recuperavano le forze di notte: non si dormiva per il gran caldo) e la preparazione che ha fatto seguito alla doppia fatica (tempi supplementari) in coppa Italia con Ascoli e Juventus.
Sarà un caso, ma corre, e bene, solo Calaiò che per infortunio saltò la preparazione in Austria. Dunque, si decida un modulo, si dia un gioco alla squadra, le si restituisca la necessaria brillantezza. O Reja cambia il Napoli o sarà la società a dover cambiare Reja. L’orientamento è di aspettare le gare con Juventus, Parma in Coppa e Bari. Il destino di Reja in tre notturne in otto giorni. Il silenzio stampa non ha però negato ad alcuni calciatori di esternare perplessità e giustificatissimi timori. «Non riusciamo a capire cosa succede: in campo diamo tutto, ma il Napoli non va. Davvero Reja ha detto che è avvilito?», dice uno. «Siamo come frastornati: si cambiano i moduli, si cambiano gli elementi, ma si fa comunque fatica», ribatte un altro. «Fisicamente? Basta guardarci e si vede che non siamo tutti al top», viene anche osservato. E c’è chi richiede: «Perché non si ritorna al 4-4-2?». Le voci di dentro esprimono tensione, ansia, voglia di reagire, ma non sembrano esserci la forza e soprattutto le idee che sono annebbiate anche in calciatori come Montervino, importante nella passata stagione, come Bucchi, bomber a Modena solo qualche mese fa, come Domizzi che in azzurro sembra un oggetto misterioso, come De Zerbi che entra ed esce di squadra, come Bogliacino che è l’emblema del caos tattico.
A cura di Vittorio Raio
Fonte: IlMattino