21 Ottobre 2002 -- Il giorno dopo l'inpoinata sconfitta interna con il Livorno, è stato - se possibile - peggio. Un clima plumbeo, pesante aleggia sulla parte sportiva della città: i tanti tifosi del Napoli sono increduli di fronte all'ennesima disfatta casalinga. Una domenica davvero inquietante.
Dalle televisioni, sui giornali, sul web, comincia a farsi largo un pessimismo molto pericoloso. Colomba è nell'occhio del ciclone, si sollevano dubbi sulla reale consistenza dell'organico azzurro e si comincia a temere un anno davvero difficile.
Il guaio, però, è che analizzando i fatti questa preoccupazione appare assolutamente fondata.
Non è solo il quintultimo posto e il magro bottino di sei punti a preoccupare il tifo e ad animare le discussioni della critica, quanto piuttosto la prestazione negativa che gli azzurri hanno offerto contro il Livorno.
Contro i toscani il Napoli in oltre ottanta minuti non è riuscito a trovare il bandolo della matassa, ad offrire un'azione corale, a liberare un attaccante in condizioni di battere a rete.
Alla fine, alla squadra di Donadoni è bastato difendersi in maniera ordinata per portare via dal san Paolo i tre punti.
In tal senso, le dichiarazioni di Colomba nel dopopartita che ha parlato di "buona prestazione" possono essere accolte come un tentativo di non affondare pubblicamente il coltello nella ferita ancora sanguinante di una squadra che aveva subito un clamoroso rovescio.
La speranza di tutti, naturalmente, è che Colomba non giudichi davvero positiva la prestazione del Napoli di sabato sera.
Le preoccupazioni, del resto, non calano anche guardando alle precedenti prestazioni degli azzurri: delle sei reti realizzate, solo quella di Sesa a Bari è giunta da un'azione corale.
Per il resto si contano tre reti successive a calcio da fermo (Vidigal col Cosenza e Baldini a Verona su corner, Montezine su azione successiva a rigore con la Samp).
Le due reti di Cagliari sono stati due regali della difesa sarda e il gol di Floro Flores a Verona è una perla individuale.
Questo dimostra come il Napoli non sia in grado di costruire un'azione di gioco corale che - attraverso il movimento organizzato della palla e degli uomini - consenta all'attaccante di battere a rete in condizioni di favore.
L'unica costante di gioco, finora mostrata dagli azzurri, è stata quella del lancio lungo per vie centrali a cercare la torre in attacco, con il centrocampo chiamato prevalentemente a compiti di interdizione.
Questo schema, però, mostra la sua impraticabilità soprattutto se comparato con un altra caratteristica del Napoli: esclusa la gara di Bari, gli azzurri hanno subito almeno una rete ed hanno manifestato nell'arco della gara sempre dei momenti di grave difficoltà nella fase difensiva che hanno consentito all'avversario di rendersi estremamente pericoloso.
Il Napoli, insomma, non può permettersi il ragionamento di chi dopo aver blindato la difesa cerca il gol vincente con una invenzione degli attaccanti. Nè tantomento - come ampiamente dimostrato - di difendersi dopo essere passato in vantaggio.
E' soprattutto questa vulnerabilità difensiva che impone a Colomba di trovare qualche soluzione tattica e tecnica alternativa.
La sfida del tecnico grossetano, nel difficile ambiente napoletano, diventa a questo punto ancora più dura e difficile, anche perchè l'organico a disposizione non consente grande margine di manovra.
Il tecnico azzurro, però, a questo punto deve però riuscire a tirarsi fuori da questa situazione. La fiducia di Naldi sembra garantita, ma non quella di un ambiente che non può pretendere la luna, ma nemmeno può accettare di vedere la propria squadra lottare per non retrocedere in C1.
Perchè questo è quello che sarà in discussione nel posticipo di lunedi 28 ottobre nella gara di Vicenza, campo tradizionalmente ostile ed avaro per i colori del Napoli.