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18 Aprile 2006 -- È contento Aurelio De Laurentiis, ma non riesce ad esaltarsi per la promozione in serie B. In fondo si tratta solo del primo piccolo passo del suo Napoli verso un futuro che dovrà essere, nei pensieri del presidente, ricco di gloria, successi e anche di introiti. E quando pensa al futuro, il patron azzurro, vola altissimo: immagina un campionato mondiale, una lega d’eccellenza senza retrocessioni, una cessione di diritti per la tv mobile favorita dall’avvento del Dvbh, il protocollo per la trasmissione a risoluzione perfetta sui telefoni cellulari. Presidente, cosa è cambiato con la promozione? «Abbiamo dato un primo segnale. Ma ne verranno altri, tantissimi. Ripeto quel che dico da sempre. Entro dieci anni il Napoli diventerà un simbolo planetario, mondiale». Lei dice pure che entro tre anni il calcio cambierà, cosa intende? «Io dico di più. Nel giro di tre anni cambierà la maniera di fruire dei servizi legati all’intrattenimento». E il calcio cosa c’entra? «Il mondo dell’intrattenimento vive di spettacolo e sport. In Italia lo sport per eccellenza è il calcio». Cosa accadrà? «Le nuove tecnologie cambieranno l’approccio agli eventi. La televisione diventerà come un computer, tramite i segnali del cellulare potrà ricevere nuovi eventi, e gli stessi telefoni mobili saranno in grado di collegarsi in diretta con una qualità inimmaginabile». Evidentemente lei pensa ai diritti da vendere. «Penso soprattutto che il calcio dovrà saper gestire un patrimonio così grande senza farsi imbonire da proposte a lungo termine». Si spieghi meglio. «Penso alla cessione dei diritti della serie B per il digitale terrestre. Credo di aver letto che l’intero pacchetto è stato dato via per cinquantamila euro. Pochissimo, incredibile». Ha qualche suggerimento per i presidenti di serie A e B? «Ho un appello da fare: non svendiamo il nostro spettacolo e soprattutto restiamo uniti quando arrivano le proposte, perché solo ragionando insieme si possono ottenere grandi risultati». Sembra una candidatura per un ruolo di vertice nella Lega dove il Napoli entrerà a fine stagione. «No, non scherziamo, sono già presidente dei produttori cinematografici mondiali e italiani, poi ci sono il mio lavoro e la società azzurra: non avrei tempo. Però metto la mia esperienza a disposizione di tutti». E la sua esperienza cosa le consiglia di dire? «Non facciamoci prendere in giro e non accettiamo contratti di cessione dei diritti che durano più di un anno. L’evoluzione è repentina, non possiamo ingessare le nostre richieste». Come si aspetta la prossima stagione? «Sinceramente guardo oltre, penso a qualcosa di più grande». Cosa, ad esempio? «Penso a un campionato d’eccellenza dove si gioca per il titolo ma senza retrocessioni, come per il basket dei professionisti americani». Ma in Italia, forse, non c’è ancora la cultura adatta... «Il problema è che tutti pensano in piccolo. Io guardo al mercato mondiale. Negli Usa, ad esempio, il soccer che è il calcio, sta crescendo in maniera esponenziale. Quando sbarcherà nei college assieme al football e al basket, cambierà tutto». Pensa solo agli spettatori davanti agli schermi? «Naturalmente no. Penso anche allo stadio, dovrà diventare un luogo di svago per famiglie». Beh, questo adesso dipende dal Napoli, da De Laurentiis... «No, dipende ancora dalla politica. Da Roma, forse da Napoli. Comunque non sappiamo ancora cosa accadrà, restiamo in attesa». Forse è meglio agire e non aspettare. «Io dico che il Sud deve diventare un traino per l’intera nazione, e non penso solo al calcio. Spero che l’Italia se ne renda conto». Se non sarà così? «Io non smetterò mai di battermi. Vuol dire che sarà il Napoli a diventare simbolo mondiale del Meridione d’Italia. Questo è il mio grande obiettivo e ormai avete capito che quando mi metto in testa qualcosa la ottengo».
PAOLO BARBUTO
Fonte: Il Mattino