12 Agosto 2005 -- La terza sezione del Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla Lega di serie C contro il blocco dei calendari disposto dal Tribunale di Genova. Con questa decisione viene dato un sostanziale via libera alla formazione dei calendari di calcio per il prossimo campionato. Il presidente della Federazione gioco calcio, Franco Carraro, informato di quanto stabilito questa mattina dal Tar, ha deciso di consultare gli avvocati della Figc.
Pronta la reazione del presidente della Lega di C, Mario Macalli. “Il Tar del Lazio ha accolto il nostro ricorso, adesso il presidente Carraro deve convocare il Consiglio della Figc. Quando? Subito, domani. Non vedo il motivo di aspettare. Le Leghe devono stilare i calendari, più tempo passa e peggio è. Io – prosegue Macalli - rappresento 89 società di serie C1 e serie C2 che hanno diritto di giocare. Hanno pagato quello che dovevano pagare, hanno il titolo sportivo e devono poter scendere in campo. Noi abbiamo fissato la data del 17 agosto per dare inizio alla Coppa Italia di serie C. Qualcuno ci critica e sostiene che dovremmo aspettare. Cosa dobbiamo aspettare? La data c'è, quindi bisogna giocare. Allo stesso modo, abbiamo deciso da tempo che il campionato di serie C partirà il 28 agosto”.
Macalli non prende nemmeno in considerazione soluzioni alternative. “Per me, e per le società che rappresento, la data è quella. Abbiamo validissime ragioni per rimanere fermi sulle nostre posizioni. Da un punto di vista organizzativo, ad esempio, dobbiamo svolgere un lavoro enorme. Bisogna designare 45 arbitri e 90 assistenti, bisogna prevedere spostamenti dalla Sicilia alla Lombardia e viceversa. C'è poi un discorso fondamentale legato ai diritti tv - dice ancora Macalli - Noi abbiamo già firmato accordi per la cessione dei diritti delle trasmissioni in differita e siamo impegnati in altre trattative. Se vogliamo vendere e se vogliamo rispettare le intese già raggiunte dobbiamo partire il 28 agosto, punto e basta. Io credo che si debba garantire rispetto per le decisioni e per le posizioni di tutti. Prima di tutto, però, ci vuole rispetto per noi. Ci sono 89 società che hanno il diritto di giocare: andremo fino in fondo, siamo pronti a chiedere i danni”.