Naldi, Mi stanno facendo pentire Il presidente furioso per le decisioni del consiglio comunale sfoga la sua amarezza in una lettera aperta ai napoletani e ai politici della città
05 Agosto 2002 -- "Ho sentito il dovere d'evitare che la SSC Napoli fallisse, come accaduto alla Fiorentina, ma alla luce del dibattito e dei risultati cui e' giunto il Consiglio, mi sento di rispondere, con franchezza, che per la prima volta mi sono
pentito di averlo fatto".
Non sono bastati tre giorni per far smaltire la delusione che Salvatore Naldi ha provato il giorno del dibattito in Consiglio Comunale per la concessione dello Stadio San Paolo.
L'imprenditore che ha evitato la cancellazione del Napoli dal panorama calcistico italiano, sborsando oltre cento milioni di euro, pensava di trovare il riconoscimento delle istituzioni e mai si sarebbe atteso di trovare ostilità in consiglio comunale, come è invece avvenuto nel dibattito consiliare per la concessione dello stadio San Paolo.
Oggi il presidente del sodalizio azzurro è tornato sull'argomento con una lettera aperta rivolta a tutti i napoletani ed ai loro rappresentanti in Consiglio comunale.
"Nel leggere alcune dichiarazioni di voto - scrive Naldi nel corso dell'ultimo Consiglio comunale, sulla proroga del fitto dello stadio San Paolo, ho avuto l'impressione che molti non abbiano la possibilità d'informarsi su quanto è accaduto nella vita sociale del calcio Napoli".
In realtà, nel progetto di Naldi per il rilancio della società, lo Stadio rappresenta un punto determinante: l'imprenditore partenopeo ha più volte annunciato la propria volontà di trasformare il San Paolo in un luogo di ritrovo aperto sette giorni su sette, aperto ad attività commerciali e ricreative oltre che sportive.
L'ostilità riscontrata in consiglio comunale, getta però delle pesanti ombre sul progetto di Naldi che si sente chiaramente abbandonato dalle istituzioni, ma anche (come traspare con evidenza dalla lettera) dall'imprenditoria cittadina.
"Dal giorno in cui ho assunto la presidenza della società -spiega Naldi - mi sento rivolgere una domanda: 'ma chi te lo ha fatto fare?' E, poi, a seguire: 'te ne sei pentito?'".
"L'ho fatto - risponde Naldi - come cittadino e come imprenditore legato alle sorti, al buon nome, all'immagine della mia città".
In particolare non sono andate già a Naldi alcune affermazioni udite in Consiglio Comunale: "Non m'aspettavo - sottolinea - di essere indicato come titolare di scarse garanzie di una società che negli ultimi anni si e' fatta conoscere solo per le su e vicissitudini giudiziarie, proprio io che ho evitato al Napoli le conseguenze di queste vicissitudini ereditate".
"La società Calcio Napoli - denuncia Naldi - esaminerà con attenzione il contratto licenziato in Consiglio, un contratto punitivo nei confronti della società rispetto a quello assicurato alle precedenti gestioni".
Il presidente elenca poi le parti negative del contratto: "Il Comune - spiega - vuol farci pagare a caro prezzo un complesso inagibile perchè sprovvisto di impianto di illuminazione per le notturne e tutti sanno che nella imminente stagione il Napoli dovrà giocare di notte. Inoltre, ci impone di regalargli, l'anno prossimo, un costoso display certamente non indispensabile".
Nel mirino di Naldi anche il fatto che il Comune si riserva il diritto di ospitare allo stadio ogni tipo di manifestazione anche se poi i costi per la manutenzione del manto erboso sono a carico del Napoli.
"Non rientra nella mia mentalità - prosegue Naldi - imporre o accettare ricatti. Il Napoli non si e' servito dell'abusato 'aut aut: 'se non accettate le nostre condizioni saremo costretti a disputare in altre città le partite ufficiali".
Naldi ribadisce la propria di volontà di fare in modo che il Napoli giochi nella propria città e ribadisce il proprio progetto di trasformare lo stadio "in un punto di aggregazione di intere famiglie, momento di svago e di passione, occasione per assicurare posti di lavoro a tanti concittadini".
"Possibile - chiede Naldi che non si possa tutti insieme, ciascuno per il suo ruolo, realizzare ciò?"
"Io non voglio fare politica - conclude Naldi - e il mio Napoli sarà sempre di tutti e mai di una sola parte. Sono pronto ad ascoltare le ragioni di tutti, ma desideroso di vedere rispettate le giuste ragioni del Napoli che non è solo mio, ma dei napoletani sparsi in tutto il mondo".
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