23 Novembre 2003 -- Continua il confronto giudiziario fra Salvatore Naldi e Giorgio Corbelli, confronto fatto non solo di carte bollate, ma anche di botta e rispota da una parte all'altra. Le polemiche si sono riaperte dopo il rinvio della sentenza del giudice Edwige Verde del Tribunale di Roma. Come è noto l’ex proprietario del Napoli, Giorgio Corbelli, come rappresentante di una società lussemburghese (la Sportinvest S.A.), chiede il pagamento di 30 milioni di euro per completare il pagamento della seconda rata dell’acquisto del club, mentre Naldi ritiene di aver pagato 'una Ferrari' quella che in realtà era 'una Cinquecento', e a sorpresa i legali dell'attuale presidente azzurro hanno presentato al giudice Verde dei documenti nei quali hanno spiegato che il diritto lussemburghese impone il consenso del Consiglio di Amministrazione perché una società possa rivolgersi al magistrato e agli atti processuali non risulta questo consenso, da qui la decisione di rinvio del giudice.
Giorgio Corbelli, rispettando i suoi legali che gli hanno chiesto di non pronunciarsi sulla vicenda, ha detto stizzito e con una punta di veleno che "Certe cose non meritano nemmeno una mia risposta. Tutto è nelle mani degli avvocati, continueranno ad occuparsene loro". Come si legge dal quotidiano 'ilMattino' gli avvocati di Corbelli (lo studio Gramazio e lo studio Gambino) proseguono da un lato nell'affannosa produzione della documentazione richiesta venerdì dal giudice Verde, dopo che gli avvocati Di Lauro e Maiella hanno chiesto di verificare le possibilità di Corbelli di citare in tribunale Naldi per il pagamento dei 31 milioni, dall'altro cercano di rispondere all'altra causa (giudice Tonelli) che Naldi ha intentato per cancellare il contratto d'acquisto del giugno 2002.
Il giudice Verde ha concesso loro quindici giorni di tempo: entro il 6 dicembre dovranno presentare le carte, il 16 di dicembre si riproporrà la causa e il magistrato deciderà se può andare avanti o deve essere cancellata per vizio di forma. Nella memoria difensiva di Salvatore Naldi emergono molti particolari, compresi quelli che hanno portato alla nuova causa (giudice Tonella, terza sezione civile) in cui il presidente del Napoli chiede che il contratto con Corbelli venga cancellato e che addirittura sia l’imprenditore romagnolo a restituirgli del denaro. Poichè, a parte la violazione delle garanzie contenute nel contratto di cessione firmato il 20 giugno del 2002, secondo i legali di Naldi, la società azzurra venduta da Corbelli «oltre ad avere un patrimonio netto negativo, non rispettava i parametri economico-patrimoniali necessari all’iscrizione al campionato... Per rientrare nei parametri previsti dalle autorità sportive era infatti necessario ridurre l’indebitamento di oltre 57 milioni di euro». Cioè in parole povere quando Corbelli cedette il Napoli a Naldi erano necessari 57 milioni di euro per fare andare avanti la società, ma nel contratto firmato c’era scritto che "il fabbisogno finanziario della Calcio Napoli s.p.a. a fine giugno dovrà essere pari a circa 18 milioni di euro", cioè una differenza di 39 milioni di euro. Ecco perchè Naldi, spiegano i legali, ha deciso di reagire «di fronte al grave illecito compiuto ai suoi danni da chi gli aveva rappresentato e garantito una situazione totalmente diversa da quella effettiva».
Comunque ritornando alla sentenza rinviata dal giudice Verde, la difesa di Corbelli - come si legge dalle pagine de 'ilMattino' a firma di Paolo Barbuto - punterà anche a spiegare che dal momento in cui Naldi ha assunto la gestione sono state operate scelte che hanno già modificato radicalmente l'assetto economico del club: un esempio su tutti riguarda il giocatore argentino Claudio Husain acquistato da Corbelli per sette milioni di euro e ceduto per rescissione consensuale. Nessun introito e una svalutazione immediata del patrimonio, insomma. Mentre la difesa di Naldi si basa sui conti del Napoli presentati all'attuale presidente azzurro che non sarebbero stati reali e che, soprattutto, si baserebbero sul falso presupposto di «continuità aziendale». Gli atti contengono anche passaggi in cui si paragonano i conti di Corbelli con quelli realizzati dall'amministratore giudiziario Gustavo Minervini: «...la non veridicità della situazione patrimoniale garantita dalla Sportinvest Sa (la società lussemburghese di Corbelli che controllava il club) - scrivono i legali - risulta in modo assolutamente inconfutabile dal confronto con la situazione patrimoniale redatta alla stessa data dall'amministratore giudiziario... la differenza delle due situazioni patrimoniali è di dimensioni tali da rendere superflua qualsiasi indagine a dettaglio».