Mancini si dimette: arriva Spalletti? Il Mancio ha scaricato la Nazionale con una mail notturna. Il tecnico toscano ha una clausola, è legato al Napoli in esclusiva fino a gennaio.
13 Agosto 2023 -- Un’altra Apocalisse per il calcio italiano. Peggiore anche delle precedenti che ci sono costate l’esclusione dagli ultimi due Mondiali, perché, per quanto imbarazzante e ingiustificabile, di un risultato di campo non ci si deve mai vergognare. È comunque il deposito di meriti e demeriti, rientra nelle logica sportiva. Ma questa è un’altra storia. Qui c’è il c.t. di una Nazionale che ha vinto quattro Mondiali, Roberto Mancini, che di colpo si dimette dal ruolo, senza spiegazioni, a due giorni dal Ferragosto, in una delle giornate più assurde della nostra storia calcistica.
Il presidente federale, Gabriele Gravina, ieri mattina, tra le email, ha trovato la pec del suo c.t. spedita da Mykonos che gli comunicava la decisione. Si erano sentiti la sera prima per parlare di alcune criticità, ma non era mai stata pronunciata la parola «dimissioni». La notte non ha portato consiglio. Gravina ha provato a richiamare Mancini, ma non ci è riuscito. Sbagliati i tempi e i modi, minimo. Tra 26 giorni la Nazionale scenderà in campo contro la Macedonia e tre giorni dopo contro l’Ucraina, partite delicate sulla strada per l’Europeo, dopo la sconfitta con l’Inghilterra. Entro un paio di giorni dovranno essere fatte le pre-convocazioni per gli azzurrabili all’estero, entro il 21-22 per gli altri. Se ne occuperà qualcun altro in Federcalcio.
Ieri, in tarda mattinata il comunicato ufficiale: "La Figc prende atto delle dimissioni di Roberto Mancini dalla carica di c.t. della Nazionale Italiana". Nel tardo pomeriggio, sollecitate dalla Federcalcio che pretendeva, con qualche tensione, la sottolineatura dell’unilateralità della decisione, sono arrivate le parole del Mancio su Instagram: "Le dimissioni da c.t. della Nazionale sono state una mia scelta personale". Ringraziamenti e saluti di rito. "È stato un onore". Non più tardi del 17 giugno, a Enschede, dopo la sconfitta con la Spagna in Nations League, Mancini assicurava: "Sento cose su di me che non hanno né capo né coda. Io resto e sono felice. Rischiamo di vincere il Mondiale 2026". Ai primi d’agosto, aveva accettato il nuovo ruolo di Supervisore dell’Under 20 e 21 e condiviso il riassetto delle nazionali giovanili. La Federcalcio assicura che il c.t. ha dato il pieno gradimento alle nuove nomine, mentre in ambiente manciniano fermentava insoddisfazione per il trattamento riservato ad alcune pedine dello staff. Mancini avrebbe percepito un calo di fiducia, consacrato dalla nomina di Gigi Buffon a capodelegazione, calata dall’alto. Forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Di sicuro, qualcosa si è rotto dopo l’apocalittica sconfitta con la Macedonia. E non poteva essere altrimenti. All’epoca, le dimissioni (non solo le sue) sarebbero state più comprensibili. Il capolavoro di Euro ’21, di cui gli saremo sempre grati, gli garantì una nuova apertura di credito, ma dopo il Mondiale fallito contro avversari minori e dopo il tardivo rinnovamento della Nazionale, Roberto non poteva più proporsi come Dominus assoluto dell’universo azzurro, ha dovuto scendere a patti. Bastano queste dinamiche e l’orgoglio ammaccato a giustificare le dimissioni? Ci sarebbero ragioni molto più ricche. Un contratto faraonico per guidare nei prossimi tre anni la nazionale dell’Arabia Saudita. Da quelle parti assicurano che l’accordo sta per essere rifinito, anzi che avrebbe già firmato, e raccontano che la trattativa è cominciata a giugno.
Al posto di Mancini, si fa come successore forte il nome di Spalletti che però ha una clausola che prevede una penale di 3Milioni di euro per il Napoli che Garavina non intende pagare, al posto di Mancini, quindi si potrebbe paventare anche un ritorno di Antonio Conte.
|