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Spalletti: "Voglio una squadra di scugnizzi!"
Le prime dichiarazioni di Spalletti presentato ufficialmente al Konami Center di Castelvolturno.

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09 Luglio 2021 -- Il programma del Napoli
Prende la parola Luciano Spalletti prima delle domande dei giornalisti. "Sono felice di conoscervi. Resteremo qui per due o tre giorni per fare test e visite, poi per sistemare le questioni legate al Covid. Siamo tutti vaccinati. I giocatori impegnati negli Europei verranno nella seconda parte a Castel di Sangro".


D- Come sta Mertens?
R- "L'ho sentito, ha detto che gli farebbe piacere salutare il gruppo. Ma dovrebbe avere bisogno di qualche tempo dopo l'infortunio alla spalla".

Qual è il suo primo obiettivo al Napoli?
"Il Napoli è una squadra forte, sono curioso di entrarci dentro per capire se riesce a vedere fino in fondo quanto ne è consapevole. Se si è forti senza esserne consapevoli, non si completa un percorso. Questa è una cosa di cui mi renderò conto strada facendo, da quando mi hanno detto che sarei stato l'allenatore del Napoli non ho mai levato gli occhi di dosso a questa squadra. Il Napoli mi piace, mi assomiglia, ma poi bisogna darci dentro e darsi da fare".

Con quali sensazioni si torna in panchina dopo due anni? Cosa l'ha spinta ad accettare il Napoli?
"Io ho avuto la possibilità di stare un po' a casa. Per quelli come me, a casa le cose sono facili da fare. Si sta con la famiglia, si guardano le partite e si vive in campagna. Vivere in campagna a volte fa bene perché si cammina a piedi, siccome c'è tanta strada da fare avere i piedi forti è importante. Io sono sempre emozionato perché questo lavoro mi piace e mi crea sempre dei battiti forti. Qui, come dicevo, sono stato contento dal primo momento perché il Napoli è una squadra forte, la città è forte e completo un po' il mio tour dell'anima. Ho allenato a Roma, nella città del Papa e nella città eterna. A San Pietroburgo, la città degli Zar, e a Milano, che è la città della moda, dell'industria, dove c'è la Madonnina. Ora allenerà il Napoli. Sono orgoglioso di venire a Napoli anche perché siederò sulla panchina dove ha giocato Diego Armando Maradona. È il mio tour dell'anima perché qui ha giocato lui, Napoli è la città di San Gennaro e una città dove il calcio e i miracoli sono la stessa cosa".


Cosa si può fare per far tornare la passione ai tifosi?
"C'è solo una strada, una sola risposta e una sola possibilità. Per essere credibili servono i risultati, non c'è altra strada. Ai tifosi del Napoli, quello che gli dai, te lo rendono con gli interessi. È importante allenare il Napoli. Mi piace lo slogan 'Sarò con te!', che è stato il grido di battaglia in tante partite. Questo non dovrebbe mai mancare negli ambienti di sport. Questa è una mano forte che ti tende la città, noi dovremo stringerla forte per provare ad arrivare lontano e per dimostrare di meritare di poter vestire questa maglia. In questa città sono quasi tutti tifosi del Napoli, quindi noi dobbiamo restituire questo amore e questo affetto con il comportamento e la disponibilità in campo".

Cosa pensa del rinnovo di Insigne e che giudizio dà del suo Europeo?
"Secondo me sarebbe meglio parlare con lui che con me. Ma siccome io di Insigne ne parlo bene, penso di non turbarlo. Io con Insigne ho parlato per telefono perché gli ho fatto i complimenti dopo un gol in Nazionale e gli ho detto che mi farebbe piacere fare questo percorso con lui al mio fianco. Poi naturalmente nel calcio ci sono anche altre questioni e altre situazioni, le andremo ad analizzare insieme quando tornerà. Chiaramente faccio i complimenti per l'Europeo spettacolare a lui e a Di Lorenzo. Insigne più volte ha fatto vedere il suo marchio di fabbrica e qui si possono aggiungere anche i complimenti a Di Lorenzo, un giocatore completo: forte dal punto di vista fisico, presente, che si adatta a fare tutto con grande qualità. Faccio i complimenti anche alla Nazionale, a Mancini per la squadra che ha allestito. È abbastanza visibile che assomiglia più a una squadra che non a una selezione e si capisce che molto del suo tempo ad allenare lo spende dalla parte offensiva del campo, contrariamente a quanto si fa di solito. Io non li ho mai visti allenare, ma sono convinto e sicuro che molti allenamenti sono fatti per giocare un calcio offensivo. Per questo gli faccio i complimenti, anche se nell'ultima partita alcuni hanno trovato il pelo nell'uovo. Ma non si poteva fare altrimenti, è lì che si vede la qualità di questa squadra che si è adattata alla Spagna e ha coperto tutti gli spazi"


Cosa chiede Luciano Spalletti a Luciano Spalletti?
"Io ho tutto. Mi sveglio sempre in forma la mattina, poi mi deformo un po' in base a chi mi trovo davanti nella giornata. Per me non chiedo niente, chiedo qualcosa per il Napoli. Io mangio una bistecca al giorno, non ho bisogno di una mucca. Sono qui per tentare di allenare bene questo Napoli e per fare più risultati possibili per il Napoli. Quella è la possibilità che ho di rimanere una persona forte per Napoli. Napoli è piena di uomini che nella sua storia hanno lasciato un segno e Napoli, come nessuna città, ama quelli che sono i suoi eroi. Io e la mia squadra vogliamo diventare delle persone ricordate dai tifosi del Napoli e dalla città. È questo quello che chiedo a me".


In questi due anni è stato protagonista a proposito della serie su Totti. Cosa le ha lasciato quella interpretazione dal punto di vista narrativo?
"Innanzitutto sono felice di aver dato a Totti la possibilità di fare una fiction. Però posso assicurargli che aveva i contenuti anche per farla su di lui. Mi dispiace che non abbia avuto grande successo e che abbia ricevuto delle critiche, se me lo avessero detto prima io un po' di scene per fargli fare il pieno e per far crescere l'audience le avevo. A parte tutto, io non voglio sottrarmi a questa questione. Ci sarà spazio anche per le cose meno importanti. Ora ce n'è una molto più importante, allenare il Napoli, parlare del Napoli e dei calciatori del Napoli".


Dieci giorni fa, nella chiacchierata con De Laurentiis, si è parlato di un aspetto importante che le dà ulteriore responsabilità. Si è parlato di tornare in Champions. Come si pone dinanzi a questa responsabilità?
"Mi sembra che il presidente abbia toccato i tasti giusti, dicendo che bisogna rimettere a posto i conti per poi ambire alla Champions. La prima caratteristica deve essere avere calciatori forti per entrare tra le prime quattro, perché ci sono delle grandi squadre. Ma è chiaro che entrare in Champions sarà la mia ambizione e la mia ossessione. Napoli è la città che ha più cittadini in giro per il mondo, questo è un motivo per non rimanere fuori dall'Europa che conta. Chiaramente terrei volentieri tutti i giocatori che ho a disposizione perché sarei già contento così. Poi sappiamo che per contratti in scadenza, per il Covid e per altre questioni che sono subentrate il prossimo Napoli sarà un po' differente da quelli precedenti. Ma noi siamo qui per tentare di costruirne un altro altrettanto forte. Lavoriamo tutti per questo".


Teme di perdere qualche pezzo pregiato? Che mercato si può costruire per il nuovo Napoli?
"Noi dobbiamo essere pronti a vedere quello che succede. Abbiamo delle persone addette ad essere pronte a prepararsi su quello che potrebbe avvenire. Con il presidente ho parlato più volte dopo che ho firmato questo contratto, è chiaro che tra di noi ci si dice qualcosa in più. Ma per il momento non possiamo parlarne. Dobbiamo lavorare in maniera corretta e in maniera seria. Vista la qualità che abbiamo anche al di fuori della squadra, si andranno ad occupare tutte le caselle e tutto lo spazio necessario".


Quale aggettivo immagina per il suo Napoli? Il Napoli ha snobbato l'Europa League, quest'anno sarà un obiettivo reale?
"Dobbiamo mettere in campo un calcio che somigli alla città e di cui poi gli sportivi siano orgogliosi. Questo è fondamentale, come aggettivo magari mi potete aiutare voi. Ma mi piacerebbe una squadra sfacciata, di 'scugnizzi' che credano nel proprio talento e che vadano a metterlo in campo contro qualsiasi avversario e su qualunque campo. L'Europa League è una competizione a cui tengo molto, così come la Coppa Italia e il campionato. Tengo molto anche alle partite amichevoli, ogni allenamento mette un premio giornaliero che è piccolo, ma se ti alleni bene per sette giorni è sicuro che poi la partita la giochi meglio. Per cui si parte da lì, io tengo a fare bella figura ogni volta che il Napoli scende in campo. Io, calcisticamente parlando, rappresento Napoli, quindi bisogna fare le cose per bene, senza snobbare nulla. In campagna, l'animale più feroce mette sempre tutta la forza che ha anche per la preda più debole. Non bisogna dosare la forza. Quindi anche nelle amichevoli bisogna fare sul serio".


Ha seguito il percorso virtuoso della squadra nel girone di ritorno dell'ultimo campionato: secondo lei perché è crollata negli ultimi dieci metri?
"Il presidente ha detto bene precisando che mi aveva contattato a gennaio. Io ho dato la mia disponibilità, aggiungendo che avrei preferito partire dall'inizio della stagione. Secondo me Gattuso ha fatto un lavoro splendido al quale bisogna dare merito. Lui è una persona che conosco bene, so qual è il suo credo calcistico. Lui è un passionale, ci mette sentimento e sa fare il suo mestiere. Per quanto riguarda quello che possa essere successo, io non lo so. È mancato un risultato, ma per arrivare a quel punto sono state vinte tante partite. Si resta fuori anche per la differenza reti, ma il Napoli ha fatto tanto nel girone di ritorno".


Cosa ha notato nella sera di Inter-Juve, quando lei era allenava i nerazzurri, sull'episodio della mancata espulsione di Pjanic?
"Mi sembra che nel'AIA ci sia stato un cambiamento recente nella classe dirigenziale. Per me diventa difficile andare a sindacare sugli episodi, anche perché ne ho ricevuti sia a favore che contro. Io ho molta fiducia in generale, mi fido soprattutto delle persone che ci sono adesso perché mi hanno arbitrato anche quando ero calciatore. Con loro ho un rapporto molto amichevole, al di là della professionalità. Per cui mi dispiace, ma non vi posso aiutare".


Quanto si può fare per permettere ai giocatori che nelle ultime stagioni non hanno inciso molto di dare il massimo? Ha sentito Emerson e le piacerebbe averlo a disposizione?
"Se fossi un presidente, prenderei sempre un allenatore che riesca a incidere su tutti. So qual è la qualità dei dirigenti del Napoli, tra cui Giuntoli, e se scelgono un giocatore mi sembra difficile che sbaglino. A volte può capitare che un giocatore non renda al massimo, ma noi cercheremo di trovare le motivazioni che permetteranno a ciascuno di dimostrare tutto il proprio valore. Si tratta di un percorso che bisogna fare giorno dopo giorno, con l'obiettivo di andare sempre avanti e non tornare mai indietro. Su Emerson non posso rispondere, ma magari è possibile che gli abbia fatto dei complimenti".


Che margini di crescita ha Osimhen?
"Non vedo perché non dovremmo far bene con la rosa che abbiamo. Osimhen ha tutte le potenzialità che servono: attacca la profondità, sa far gol, si danna per la squadra. È uno di quelli che vuole coprire gli spazi e i metri per non lasciarli agli altri. È un attaccante forte che abbiamo, così come abbiamo Mertens e Petagna. Ci vorranno un po' tutti per arrivare in fondo perché le distanze da colmare sono tante".


Che tipo di calcio proporrà il suo Napoli?
"Possiamo riprendere quello che abbiamo detto sulla Nazionale. Non si può fare sempre la stessa cosa perché a volte gli altri non te lo permettono. Se andiamo a vedere quelli più bravi, vale a dire Liverpool, City, Barcellona e Real, ci sono dei momenti in cui si mettono anche tutti nella linea difensiva a fare squadra. Il passaggio fondamentale però è che tutte queste cose si facciano a livello di squadra. Non bisogna essere disuniti, ma tutti sempre in trenta metri. Bisogna essere aggressivi e cattivi, fare metri e mettersi a disposizione quando la squadra deve difendere e tante altre cose. La partita è uno spazio di tempo che va riempito di cose. Bisogna mettere più cose, non una sola. Il gol è sempre la cosa più importante, ma fare lavoro sporco, lavorare in fase difensiva e aiutare i compagni è altrettanto importante".


Sul modulo ci sarà continuità con il passato o pensa a delle varianti? Cosa si aspetta in più con il supporto del pubblico?
"Il modulo base è il 4-2-3-1, poi se si parla di calcio attuale si nota che la differenza la fanno i giocatori di qualità. Con il possesso palla poi questo modulo si modella, visto che tutti ormai vanno ad occupare le piazzole sulla linea difensiva avversaria a destra e a sinistra. Poi si va alla ricerca dello spazio nella trequarti, anche senza preoccuparsi della palla, per creare una superiorità. È in questa rumba delle posizioni che si fa la differenza. In Italia siamo sempre stati più attenti ad avere più uomini nella costruzione piuttosto che avere più giocatori sopra la palla sulla trequarti. L'Atalanta è la squadra alla quale bisogna fare i complimenti per troppi motivi, non solo per i giocatori che prendono ma per il calcio che propongono. Loro fanno tutto questo. Sui tifosi mi sono già espresso. Lo stadio Diego Armando Maradona pieno di tifosi è totalmente differente da quando si è giocato senza pubblico, non c'è nemmeno bisogno di dirlo".


Si aspetta di trovare anche Insigne, Fabian Ruiz e Koulibaly. ha un piano B qualora qualcuno di questi giocatori dovesse partire?
"Ho detto che terrei volentieri i giocatori che ci sono attualmente e tra questi sono compresi anche loro. Ma ci sono delle valutazioni da fare e in tutto questo c'è il tempo di Giuntoli, che è il mercato. Gli diamo un ruolo non molto di movimento".


Cosa le è piaciuto di questi Europei al di là dell'Italia?
"Ci sono stati diversi calciatori che mi sono piaciuti, anche di quelli non troppo noti. Ma non si fanno nomi, a noi piacciono i giocatori nostri. Mi è piaciuto che ci sia stato un equilibrio e che si è giocato un buon calcio".


Quale potrà essere la cura Spalletti? Quali saranno le parole e il modo migliore per ripartire dopo la scorsa stagione?
"I giocatori sono già in debito con me, tutti. Il motivo poi lo racconteranno loro, questo io lo dirò ai giocatori e non posso dirlo a voi".

Ha la stessa intenzione di Mourinho? Pare che abbia voluto scrivere fuori dalla palestra di Trigoria la frase 'Vincere malgrado tutto'. Anche lei vuole fare una cosa simile?
"Non si possono fare paragoni con Mourinho. Mi sembra che lo abbia detto anche lui oggi e ha ragione. Secondo me Mourinho, sotto l'aspetto motivazionale, è uno dei più bravi. Le frasi le usano un po' tutti, noi ne abbiamo già una sulla casacca di allenamento".


In Nazionale c'è anche Meret, cosa pensa di lui?
Meret e Ospina sono due grandi portieri. Sono due nazionali e siamo contenti di avere due portieri di questo livello. Ci sarà bisogno di gestire molte partite, di gestire gli stress momentanei della partita, quindi servono 20 calciatori forti più 3 portieri. Avere due portieri di questo livello è un grande vantaggio".


Come si motivano i giocatori?
"Non mi piace molto il fatto che mi si dica come bisogna motivare i giocatori. Il giocatore è un professionista di livello e deve essere lui ad essere motivato se vuole giocare con noi. Si alza la mattina e trova il perché di ogni cosa. Deve dimostrare di non chiedere niente. Un professionista di livello non ha la mente debole. Calciatore forte, testa forte. Io non motivo proprio nessuno. Chi viene qui deve essere bello motivato perché gioca nel Napoli e perché bisogna vincere le partite".


Cosa pensa del Var?
"Penso che è perfetto. Ho visto partite di Serie B, senza Var, e ho pensato che le cose si sarebbero messe a posto con il Var. C'è un regolamento che deve essere seguito, chiaramente poi bisogna dargli anche un po' di interpretazione. Ma finalmente siamo sulla strada giusta".


Ha avuto già modo di conoscere la città?
"Ogni qualvolta sono venuto a Napoli l'ho sempre trovata una città piena di iniziative, di movimento. È una città emozionante. Non ci sono stato per lunghi periodi, a volte sono stato a trovare degli amici a Ischia e sono passato da qua. Probabilmente non sono uno adatto a viaggiare di continuo per via Toledo e a passeggiare in piazza del Plebiscito, farò una vita molto focalizzata. Preferisco che per le strade ci sia la felicità dei napoletani".


Avrà due giocatori già allenati in passato come Politano e Manolas, che contributo si aspetta?
"Mi aspetto che diano il massimo sempre e che siano sempre a disposizione per aiutare il compagno, ma non devono farlo per me, devono farlo per i compagni. I contratti ci fanno essere del Napoli per un determinato periodo di anni, ma le vittorie e i risultati che faremo possono farci entrare nella storia del Napoli per sempre".


Lozano e Insigne possono essere delle alternative valide per attaccare la profondità?
"Avete dimenticato Zielinski. Lozano e Insigne possono attaccare la profondità così come Politano. Poi dipende molto dalle squadre avversarie. Penso che chi giocherà contro di noi sarà preparato su tutto e ci lascerà pochi spazi per attaccare".


Qual è la promessa che fa a De Laurentiis, a sé stesso e ai tifosi?
"La promessa è solo l'impegno. Mi impegnerò al massimo e cercherò di fare impegnare tutti quelli che sono vicino a me. Con il presidente mi sono trovato subito bene. Io mi trovo sempre bene con chi dice ciò che pensa rispetto a chi pensa ciò che può dire. Lui dice le cose in faccia, quindi io sono a penso. Il nostro è un matrimonio lungo, ma è chiaro che le cose bisogna farle bene sempre e, per quanto mi riguarda, ho i miei punti di vista e al presidente li faccio presenti".


Si potrebbe pensare anche a un 4-3-3?
"Sarebbe la cosa più facile da fare perché basta invertire i ruoli dei giocatori. Io ho parlato di 4-2-3-1 come base soprattutto in funzione degli avversari, quando abbiamo palla noi poi è più semplice variare".