30 Giugno 2021 -- Fine del silenzio: il presidente Napoli Aurelio De Laurentiis è tornato a parlare dopo parecchi mesi e, come era immaginabile, è stato un fiume in piena. Il patron azzurro si appresta a incontrare Luciano Spalletti per pianificare mercato e nuova stagione della squadra. Oggi, in una conferenza stampa di quasi due ore in un hotel di Roma, De Laurentiis ha affrontato tantissimi argomenti con la consueta schiettezza: dal rapporto con Gattuso, all'ultimo biennio fuori dalla Champions del Napoli e poi la Superlega, la crisi economica per il Covid, gli ammiccamenti con Spalletti, il Var, i Mondiali in Qatar a dicembre e persino il calcioscommesse senza trascurare il calciomercato del suo Napoli, con il futuro di capitan Insigne in bilico.
De Laurentiis inizia subito a gamba tesa: “E’ chiaro che sono stati momenti difficili, questi del Covid, che non ci aspettavamo. Ci ha colti impreparati. Già nello scorso campionato, dover ritardare la fine del campionato stesso e non aver spazio e tempo per programmare l’annualità che si è conclusa. Ognuno ha pensato ai propri egoismi. Io avevo detto: che senso ha fare i campionati europei con gli stadi chiusi? Senza il ritiro dovuto ed un ritiro vero oltre ad un mercato vero? Dobbiamo fare la corsa per un assist agli istuzionalisti che non investono nel calcio, ma sono nei loro ruoli solo grazie a noi e non ci tutelano, ma ci creano altri problemi”.
"Leggevo del problema del premier inglese, che ha castigato i protagonisti della Superlega, ma variante o non variante si accorda la finale a Londra con gli spettatori. Una settimana prima del lockdown mi è stato chiesto di giocare in Spagna, dissi ma come facciamo a muoverci, e mi dissero di arrivare a Parigi e poi spostarci in pullman. E' più importante una partita che la salute dei popoli? Tra poco pubblicheremo i calendari, ma chi ci garantisce?"
De Laurentiis si rivolge al nostro presidente del Consiglio: "Draghi deve prendere atto che ci sono più di 30 milioni di italiani che trovano nel calcio una valvola di sfogo, l'80% di loro, ovvero 24 sono uomini che lavorano per il Paese, allora perché tu ti disinteressi completamente al mondo del calcio che è una valvola di sfogo importante? Hai una grande credibilità in Europa, perché non convinci i tuoi colleghi a resettare tutte le partenze dei campionati, posticipandone l'inizio ad una data per avere più serenità vaccinale? Perché in Europa non è nata una obbligatotietà ai vaccini e sento tanta gente che non vuole vaccinarsi e non ci pensa nemmeno, e chissà quanti di voi qui la pensano così. Perché Draghi trascura il primo sport italiano? Nel calcio nessuno ha mai fatto nulla. Sono quarant'anni che c'è una legge sbagliata, si dice sempre ci deve pensare il governo, ma il governo non fa nulla. Stimo Draghi, ma il governo non s'è messo una mano sulla coscienza sul rosso del calcio, togliendo la burocrazia e lanciando innovazione, verificando come sanare i bilanci, tutti in rosso. Siamo tutti in rosso per il Covid, serve una soluzione".
Il discorso poi si sposta sulla Champions sfumata per il Napoli, all'ultima giornata, contro il Verona: "Una volta che rompi qualcosa, i cocci si vedono sempre. Con il Covid le partite sembrano quasi giocate in un acquario, c'era una situazione irreale, le voci degli allenatori diventavano protagoniste. Io non credo che quando c'è il tifo dello stadio la voce arrivi ai vari calciatori, tant'è che appena c'è il gioco fermo l'allenatore chiama quello più vicino per comunicargli qualche cosa. Quando non hai nessuno sugli spalti tu hai la libertà di condurre il gioco dalla panchina. Rimproverarmi qualcosa? Non credo, è stato un campionato falsato per tutti. Poi si potrebbero avere cattivi pensieri se facessi dietrologia, ma io non faccio dietrologia. Nell'intervallo di Napoli-Verona sono andato negli spogliato per suonare la carica e mi sono sentito quasi rilassato dopo la rete del vantaggio. Non mi ha fatto altrettanto piacere vedere nei successivi minuti il pareggio. Arrivi alla fine di un campionato così negativo e complesso, dove anche il risultato degli altri conta, dove sei già stato bastonato durante l'anno in delle partite in cui forse meritavi di più. C'è l'episodio del Cagliari che già ci aveva creato dei patemi d'animo, quindi voglio dire che non ho nulla da recriminare. Ripeto, è stato un campionato molto falsato. Abbiamo fatto un assist agli Europei, senza sapere nemmeno se si potesse girare per l'Europa. Vorrei tanto che alcuni colleghi dicessero: 'Aurelio hai ragione, convinciamo 7/8 squadre a non partire'".
Inevitabile che si parli della Superlega: "Non sono mai stato d'accordo. Non è vero che Florentino Perez mi ha contattato. Io ne faccio una questione economica, come loro, ma facendo un torneo a 12, dove inviti tu gli altri, non è che hai risolto i problemi economici del calcio. I problemi li risolvi se prendi coscienza che le competizioni europee non servono a nessuno, Perez ha inventato la Superlega che è una grandissima cretinata. I 5 paesi più importanti sono quelli che fatturano di più, possono permettersi dei calciatori più importanti e costosi, Spagna Francia, Inghilterra, Italia e Germania meriterebbero un campionato europeo a sé, infrasettimanale. Chi accede? Qui sbaglia Perez sui 12. Devi dare la possibilità democratica di poter competere, se l'Udinese, il Verona o la Fiorentina arrivano tra i primi 6 hanno diritto a partecipare al campionato europeo!".
Come andrà a finire la questione Superlega? "Dovrebbe prevalere il buon senso, la cosa più auspicabile è che tutti gli attori del sistema si possano sedere intorno a un tavolo. Se io faccio giocare la Juventus col Crotone, è difficile che il Crotone possa battere la Juventus. C'è una democraticità che va rispettata, è vero, ma è altrettanto vero che Veltroni nel '96 disse che le società di calcio non sono dei club, ma delle società con finalità lucrative. Se si crea un torneo scompensato per capacità economiche, quindi poco omogeneo, non si sta rispettando il concetto veltroniano".
Molto duro il giudizio sul Mondiale in Qatar a novembre e dicembre, nel 2022: "Quella è un’altra super cazzata del secolo. Però parliamo della Fifa, quindi sempre delle istituzioni. Infantino è molto capace e preparato, ma ci sono interessi nati illo tempore grazie ai qatarini. Quello che era valido pre-Covid dovrebbe essere ridiscusso post-Covid. L’impresa privata sa mutuare e dimensionare investimenti, rischi, mercato. Il pubblico si basa solo su rapporti e strette di mano. Questo fa danni a cascata e non se ne accorgono. Non capisco nemmeno perché dare i calciatori per le competizioni continentali. Poi, se si fanno male, chi mi ridà i soldi indietro? Mi rimborsano la svalutazione di un calciatore? No, ma nessuno ne parla. Io spendo 200 milioni sul mercato e poi mi chiedono i calciatori e volevano anche fare le Olimpiadi. Però poi “De Laurentiis ha negato a Fabian Ruiz di andare a Tokyo”, ma stiamo scherzando? Con tutte queste situazioni aperte bisognerebbe ridurre i campionati a 16 squadre per avere meno partite. Ma non possiamo gestire campionati a 20 squadre e il calendario così come è. In Qatar ci sono gli stadi con l’aria condizionata, ci siamo andati a giocare, il caldo non è nemmeno una motivazione".
Il discorso poi si sposta su Luciano Spalletti, nuovo allenatore del Napoli, e sul futuro di Lorenzo Insigne: "Spalletti ha sempre avuto la mia considerazione e stima. Prima che andasse alla Roma dallo Zenit mi venne a trovare in ufficio dicendomi che per un po’ di tempo non poteva muoversi. Poi presi Benitez o Mazzarri, non ricordo che anno fosse. Lo trovo un profilo giusto per il Napoli, perché sa allenare bene e anche noi giocando contro di lui abbiamo faticato. Saper gestire anche delle situazioni come quelle passate a Roma e Milano, con l’assenza della proprietà nello spogliatoio, è stato un fattore. Se l’è cavata bene. Con Insigne non ci siamo ancora visti. Dopo l’ultima di campionato è andato subito in nazionale e non volevamo sollecitare la situazione anzitempo. Dopo gli Europei ci parleremo e vedremo cosa accadrà".
Sull'ultimo biennio del Napoli, al di sotto delle aspettative, De Laurentiis dice: "Il vero problema è l'aumento del nostro monte ingaggi. Ci sono club che fatturano molto più di me e che da due anni ancora non mi pagano. Lo stanno facendo in questa settimana. Io ho sempre pagato un giorno prima della scadenza, mai il giorno dopo. Non c'è un ridimensionamento, una semplice presa di coscienza che il budget va rivisto altrimenti fai fallire il Napoli. Se vuoi riportare il Napoli sul giusto binario devi tagliare le spese eccessive. Vendere un giocatore? Forse non basterà venderne uno solo. Forse bisognerà vendere quei calciatori che hanno aumentato a dismisura la loro parte salariale, quella che il Napoli non può pagare. Forse due acquisti non avrei dovuto farli, dovevo dire 'Aurelio stai calmo, tanto c'è il Covid e il campionato non conta nulla, congelando tutto'. Da ottimista quale sono, ho investito troppi soldi e, mentre io investivo, dall'altra parte mi dicevano, hai un contratto per cinque anni, ma non lo possiamo rispettare".
Del possibile esonero di Gattuso a campionato in corso, De Laurentiis precisa: "A un certo punto, viste alcune partite dove il mister non si sentiva nella forma perfetta e visto che tutti gli interlocutori televisivi erano ex colleghi che lui conosceva, ho preferito evitare che si speculasse su alcuni calciatori e sulla società. Ho preferito introdurre il silenzio stampa, visto che la mia intenzione era andare avanti fino alla fine della stagione. Convocai una riunione con il medico Lombardo, l'amministratore delegato e tutta la squadra dicendo 'vi potrei pagare in ritardo, invece vi pago in anticipo lo stipendio di gennaio. Però vi dico l'allenatore rimane, quindi non fate storie'. Poi ho detto Rino 'tu resta che ti devo dire alcune cose'. Io non ho mai voluto esonerare Gattuso, l'ho visto dolente con degli occhiali e non presente effettivamente in panchina in un paio di occasioni. A un certo punto mi son dovuto preoccupare, se magari la situazione poteva precipitare e diventasse necessario intervenire. Ho contattato Spalletti e gli ho chiesto se era disponibile. Benitez? Con lui mi sento ogni 4-5 mesi, è rimasta una certa sintonia".
Non c'è mai stata la possibilità di una conferma di Gattuso sulla panchina del Napoli: "In realtà avevo già scelto di smettere con Gattuso nell'estate precedente, l'avevo preso per tamponare l'uscita di scena di Carlo Ancelotti. Anche se avesse vinto il campionato, la sua mission a Napoli si sarebbe conclusa. Con Mendes abbiamo parlato a lungo del rinnovo di Gattuso, ma non ci siamo trovati in linea. Avevamo firmato due righe, ma poi, quando queste due righe vanno a finire in mano agli estensori legali, le due righe diventano ventisette. Poi Gattuso non si è sentito bene e io ho sentito Spalletti a gennaio, anche questo mi è stato rimproverato. Poi si è ripreso molto bene, ma questa sperequazione tra gare positive e negative mi ha fatto capire che era arrivato il momento di interrompere la collaborazione".
Il discorso poi torna su Napoli-Verona che è costata la Champions League: "Non voglio fare dietrologia, perché sono tutti come miei figli. È chiaro che in una cena a Dimaro, è una conversazione che intratterrò e vorrò ottenere delle risposte da loro".
Agli Europei, tra l'Italia di Insigne e il Belgio di Mertens, nessun dubbio su chi tifare: "Che domande? Per Insigne! Gioca nell'Italia".
De Laurentiis non esclude cessioni importanti: "Bisogna capire con l'allenatore chi sostituire e chi non sostituire. Solo allora vedremo se il mercato ti permetterà di operare in entrata e in uscita. Proposte indecenti? Magari arrivassero. Nessuno è incedibile per delle proposte appropriate".
Si parla anche della corruzione nel calcio: "Siamo abituati a Calciopoli, ma Calciopoli fa ridere in confronto ai libri, come quello di Cantone, dove si parla di un tale Dan, che sta a Singapore, insieme alla ndrangheta, con i messicani, passando per la Russia per gestire il calcioscommesse, girando fino a Napoli. Girano 500 miliardi in nero all'anno e, con questi soldi, si possono persino far eleggere presidenti di stati importanti, figuriamoci nel calcio mondiale. E' scritto lì, ci sono partite e arbitri citati. Allora io vi dico voi ricordate i risultati, le espulsioni. Siete indottrinati, possibile non abbiate letto questi saggi e documenti?".
L'obiettivo del Napoli per il prossimo anno? "Ho bisogno di far quadrare i conti e ritornare in Champions".
Nessun ripensamento sul fatto di non aver interrotto il silenzio stampa neanche dopo la Champions fallita nel match con il Verona: "Con i tifosi mi posso scusare io, ma qualsiasi scusa dei giocatori o di capitano può sembrare una cosa voluta. Io dialogo con i tifosi, ci sono quelli che mi amano, altri che mi odiano, il tifoso ha sempre ragione, non ha interesse alla salvaguardia dei conti economici, vuole vincere e basta e non gli interessa niente, non c'è una logica societaria. C'è anche chi a freddo poi ragiona. Il silenzio stampa è stata una panacea: al di là del tavolo c'è un ex giocatore ed allenatore e, nei confronti di un allenatore che è stato calciatore da poco (Gattuso con molti suoi ex compagni a Sky, n.d.r.) c'è un ping pong che può far cadere nei trappoloni l'allenatore stesso. L'ex calciatore intervistatore vuole lo scoop e, per evitare di rovinare un rapporto tra società e allenatore, abbiamo messo il silenzio stampa. Io l'ho messo dopo aver sentito cose inappropriate, allora meglio mettere uno stop. Difendevo l'allenatore e voi l'avreste massacrato. Come mai erano spompati? invece abbiamo provato ad essere coerenti".
De Laurentiis dice la sua anche sul caso Salernitana: "E'diffcile dare un giudizio, schierandosi da una parte o dall'altra. Certo è che, se non posso avere una seconda squadra, nel momento in cui sto lottando per la Serie A, devo avere già le carte in ordine per una cessione. La stessa cosa che può accadere per il Bari di mio figlio, io mi sono tirato fuori, ma se va in Serie A c'è la diatriba sul grado di parentela. Che tu possa però mantenere un 10-20% di quote è tutto da vedere. Di ricorsi al Tar o in Europa non ce ne sono stati, non c'è una giurisprudenza consolidata".
Il Napoli darà maggiore attenzione al settore giovanile: "Assolutamente sì. Però nella vita ci sono delle priorità e nella vita post Covid non si può distrarre denaro. Le infiltrazioni sul territorio campano non lasciano serenità ai genitori, molte sirene arrivano dal nord. Non è un problema di strutture, noi decidemmo che non era bello far vedere ai 14enni il calciatore che arrivava con la Ferrari e abbiamo spostato la situazione altrove. Trovammo un posto niente male, che poi è andato fallito. Ho provato a comprarlo dal Comune, ma il Comune non ha voluto. Così come è accaduto nell'altro centro che avevo trovato. Quando in tribunale ho preso per 37 milioni un foglio di carta, non c'era nessun calciatore, nessun centro sportivo. Non c'era nulla. Vidi Pierpaolo Marino che andava da un tabaccaio a comprare le maglie e lì, dove si fanno le mozzarelle a Paestum, organizzammo il primo ritiro. Siamo partiti da zero. Non tutti i genitori vogliono immaginare la permanenza dei figli in Campania. Ieri ho chiamato Fienga della Roma, gli ho detto 'ma ci state fregando un 14enne? Io mica ti vengo a rompere le scatole? Ci dobbiamo fare la guerra?'. Questo per dirvi che un genitore, probabilmente, dice 'me ne vado a Roma e mi tolgo da questo territorio che ha dei problemi per avere un futuro di liceità e spostandolo a Roma'. Ancor di più spostandolo a Torino, Milano o Bergamo. Preferireste avere un grande vivaio e una squadra al 12° posto?".
De Laurentiis è favorevole al Var a chiamata per gli allenatori: "Sono due anni che lo richiedo. L'Italia è il paese dei poteri forti, così come l'Inghilterra. Anche gli arbitri sono dei centri di potere. I centri di potere esistono perché si eserciti con forza questo potere per favorire gli amici e sfavorire i nemici. In Europa stanno molto più attenti al Var. Avete notato quante cavolate fanno gli arbitri che il Var poi smaschera? Gli Europei dimostrano che arbitri e guardalinee certe cose non le vedono proprio".
Sul fatto che Insigne potrebbe non accettare un taglio dello stipendio del 25 per cento alla luce dell'ultimo rinnovo di Mertens, ADL risponde: "Il taglio degli stipendi non è un taglio chirurgico. Con Mertens abbiamo già rinnovato due anni fa e ha ancora un anno di contratto. Insigne? Le due situazioni non sono paragonabili. Mertens fu utilizzato da Sarri come centravanti quando dovetti cedere Higuaìn alla Juve. Adesso non ha più il ruolo di Insigne. Da un confronto che avrò con Spalletti verrà fuori quello che si può fare o meno, sulla carta".
FONTE:CDS