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28 Luglio 2006 -- Lo ricordo così, col suo cappotto di cammello, sigaretta tra le mani, quante ne avrà fumate? Miliardi? Il suo nome è legato a grandi imprese nel Napoli e non solo. Auguri “Petisso”. Questo il soprannome di Bruno Pesaola che oggi compie 81 anni: “Macchè portafortuna, fu una storia inventata dai giornalisti dell’epoca ed io stetti al gioco – raccontava tempo fa in una intervista de ‘ilMattino’ parlando del famoso cappotto di cammello – Lo lasciai nello spogliatoio della Fiorentina e il giorno dopo era scomparso. Peccato, m’ero affezionato a quel cappotto”. Nato ad Avellaneda (Buenos Aires, Argentina) il 28 luglio del 1925, giunse in Italia nel 1947 ingaggiato dalla Roma dove disputò 3 campionati con 90 presenze e 20 gol prima di un grave infortunio che fece temere per il proseguo della sua carriera. Fortunatamente, per lui, si riprese e Piola lo volle al Novara dove giocò per due anni collezionando 64 presenze e 15 gol. “Era il 1952 quando i dirigenti del Novara mi dissero che mi volevano due club: il Milan e il Napoli – racconta Pesaola ad ormai più di trent’anni di distanza - Telefonai alla mia ragazza, poi divenuta mia moglie, e poiché lei aveva un fratello che lavorava a Napoli...Insomma, alla fine scelse lei”.
Pesaola ha giocato nel Napoli per 8 anni collezionando in campionato 240 presenze e realizzando 27 gol, divenedone subito una bandiera. Nel ’60 passò al Genoa dove collezionò 25 presenze realizzando 5 gol. Chiusa la carriera di calciatore, il Petisso cominciò ad allenare la Scafatese in quarta divisione. Fu proprio da Scafati che Lauro lo andò a pescare per sostituire a gennaio del ’62 il dimissionario Baldi. Il Napoli era nei bassi fondi della classifica di serie B con 18 punti in 20 gare, ilMattino titolava “Perduta la A salviamoci dalla C”. Pesaola, non avendo nemmeno il tesserino per la serie B, dovette richiedere una deroga, col suo arrivo il Napoli inanella una serie di vittorie che lo portano piano piano ad allontanarsi dalla zona retrocessione e, così, con 25 punti in 18 gare (all’epoca la vittoria valeva 2 punti), gli azzurri guidati dal Petisso si piazzano secondi alle spalle del Genoa, conquistando la promozione in serie A e vincendo anche la Coppa Italia, la prima del Napoli, contro la Spal ( 2 a 1 con reti vincenti di Corelli e Ronzon) entrando, così, nella storia anche per essere, ancora oggi, l’unica squadra di "B" ad aver mai vinto questo trofeo. Pesaola resterà alla guida del Napoli fino al campionato 62/63 conclusosi con la retrocessione in B per ritornare nel '64/’65 conquistando la promozione in A, passerà poi alla Fiorentina nel campionato '68/'69 allenandola per tre anni e portandola allo storico scudetto del ’69. Dal ’72 al ’76 allenerà il Bologna vincendo una Coppa Italia, tornerà a Napoli per il campionato 76/77 che si concluderà amaramente con l’abbandono dopo diversi litigi con Ferlaino riuscendo comunque a portare il Napoli per la prima volta nella sua storia alla semifinale di Coppa delle Coppe persa contro l'Anderlecht (anche a causa dello scandaloso arbitraggio dell'inglese Matthewson, che, secondo notizie mai smentite, nella vita quotidiana svolgeva il lavoro di agente commerciale per l'Inghilterra della birra Bellevue che sponsorizzava, guarda caso, proprio l'Anderlecht!). Nel campionato 77-78 ritorna a Bologna e vi resta per due anni, poi l’esperienza nel 1979/80 con i greci del Panatinaikos. Ritorna in Italia nel 80-81 per allenare il Siracusa, ma ancora una volta le sue storiche imprese passano per Napoli.
E’ l’undicesima giornata di campionato 1982-83 quando, Ferlaino, mettendo da parte antichi dissapori, richiama il Petisso per sostituire Giacomini: il Napoli è ultimo in calssifica. Insieme a Pesaola c’è anche il mitico ‘Rambone’, le cose, però, almeno inizialmente non vanno bene perché ai guai di classifica si aggiungono anche l'infortunio di Diaz, l'epatite di Bruscolotti e qualche svista arbitrale, così il Napoli, mestamente ultimo, chiude il girone di andata con soli 9 punti. Nel girone di ritorno il ‘miracolo’: con 19 punti conquistati in 15 partite, frutto di 6 vittorie, 7 pareggi e due sole sconfitte in trasferta (contro la Roma campione d’Italia e contro l’Ascoli) il Napoli ottiene all’ultima giornata la matematica salvezza, piazzandosi al 10 posto a pari punti con l’Avellino (nell’82 i gironi erano di 16 squadre). Richiamato in società nel 2002 da Naldi, come consigliere, abbandonerà l’incarico dopo pochi mesi. I più giovani lo ricordano, forse per le numerose apparizioni televisive come ospite d’onore a ‘Number two’, programma televisivo di Canale 34. Dotato di grande sagacia tattica un suo punto di forza in tanti anni di allenatore è stata l’ironia, tipica dei napoletani e di Napoli, città in cui il Petisso vive ormai da sempre al punto di ritenersi a tutti gli effetti un napoletano sebbene proveniente dall’Argentina. Uno degli episodi più divertenti, da lui stesso varie volte confessato, il fatto che durante alcune partite, con una mano ben visibile faceva segno alla squadra di avanzare, mentre con l'altra mano ordinava ai giocatori di retrocedere. Altra 'perla' storica quando, alla vigilia di una partita, annunciò “faremo una gara tutta in attacco”, salvo poi schierare la squadra tutta in difesa, così al giornalista che gli face notare la cosa, Petisso con la sua calma e la sua sagace ironia, rispose: “E si vede che mi hanno rubato l’idea!”.
A cura di Michele Spampanato